Nikolaus Karl Günther Nakszyński nacque a Sopot, nell’allora Libera Città di Danzica, da padre tedesco di origine polacca, Bruno Nakszynski, farmacista e cantante d’opera fallito, e madre tedesca, Susanne Lutz, infermiera e figlia di un pastore locale. La Grande Depressione seguita alla crisi del ’29 portò la famiglia Nakszyński ad andarsene da Danzica e ad approdare a Berlino nel ’31. Il giovane Nikolaus ottiene la cittadinanza tedesca e frequenta il Prinz-Heinrich-Gymnasium in Schöneberg. Arruolato nella Wehrmacht nel 1943, combatté per la prima volta nell’inverno del ’44 con il suo reparto di stanza in Olanda. Secondo alcune fonti sarebbe stato ferito e catturato dagli Inglesi, secondo la versione autobiografica, piuttosto fumosa, avrebbe disertato, sarebbe stato arrestato e trascinato alla Corte Marziale per alto tradimento. Fuggito, si sarebbe arreso agli inglesi che l’avevano ferito a un braccio e condotto come prigioniero di guerra al “Camp 186” in Berechurch Hall in Colchester, Essex. Fu proprio durante la detenzione che Nikolaus partecipò a una recita nel campo organizzata dai prigionieri e scoprì di avere un talento come attore. Finita la guerra con una piccola compagnia di attori girovaghi a Offenburg ebbe inizio la carriera teatrale di Klaus Kinski, questo fu il nome d’arte scelto sin dal principio. Scritturato nel 1946 dal prestigioso Schlosspark-Theater a Berlino fu licenziato per la sua condotta indisciplinata, inaugurando una lunga serie di contrasti, attriti, scontri verbali e persino fisici con molti altri professionisti del teatro e poi del cinema. La prima pellicola da lui girata è del 1948, Morituri, diretto da Eugen York, fecero seguito altri film in cui Kinski recitava sempre in ruoli minori. Il vero successo si concretizzò negli anni ’60, da una piccola parte nel Doctor Zhivago (1965) di David Lean fino alle prove con gli spaghetti westerns di Sergio Leone (Per qualche dollaro in più) e Damiano Damiani (Quién sabe? e Un genio, due compari, un pollo). L’incontro con Werner Herzog lanciò a livello mondiale Kinski con le interpretazioni straordinarie in Aguirre, der Zorn Gottes (1972), Woyzeck (1979), Nosferatu – Phantom der Nacht (1979), Fitzcarraldo (1981) e Cobra Verde (1987). Nel 1989 diresse il suo primo e ultimo film Kinski Paganini nel quale volle recitare in italiano, suscitando pesanti critiche. Morì per un attacco di cuore il 23 novembre 1991 a Lagunitas-Forest Knolls, California lasciando come eredi d’arte le figlie Nastassja e Pola e il figlio Nikolai. Nel 1993 a Sopot, città natale dell’attore tedesco, una miriade di messaggi indignati furono indirizzati al sindaco, reo con l’Istituto Goethe di Varsavia di voler dedicare un festival a Klaus Kinski. Uno dei protestatari, piuttosto bigotto, così si espresse: “Non vogliamo che il nome della nostra città, finora tranquillo e rinomato centro balneare, sia associato a quello di un tossicomane e omosessuale”. Com’è evidente, la fama di “maledetto” non abbandonò mai Kinski, nemmeno dopo la morte. Nel 1999 Werner Herzog realizzò un film Mein liebster Feind tutto dedicato a Kinski con immagini inedite tratte dai set cinematografici e interviste a colleghi che avevano lavorato con l’attore tedesco. Nel 2008 uscì un documentario Jesus Christus Erlöser diretto da Peter Geyer in cui si mostrano le riprese di uno spettacolo teatrale del novembre 1971 con protagonista Klaus Kinski nel ruolo di Gesù Cristo.
© Marco Vignolo Gargini