Magazine Società
Dalla tarda serata di domenica, si susseguono notizie sulla possibile liberazione di Kobane, l’enclave curdo-siriana a un passo dalla Turchia, messa da tempo sotto assedio dalle forze del Califfato, diventata in questi mesi di battaglia simbolo del conflitto siro-iracheno, della resistenza del popolo curdo e della perseveranza delle azioni dell’IS.
Si tratta di notizie proveniente da fonti non troppo attendibili, quasi tutte riconducibili a un denso apparato di propaganda curdo – per certi aspetti, non secondo a quello messo insieme dal Califfo. Kobane è un simbolo: vincere o perdere ormai (ma lo si era capito fin da subito) non ha più nessun significato tattico-strategico. Vincere è immagine, la sconfitta rappresenta perdere la faccia.
Nelle ultime settimane, i progressi dell’YPG (l’entità combattente dei curdi siriani del Rojava), hanno fatto segnare un escalation positiva: sono state riguadagnate molte posizioni, anche – o soprattutto – grazie al supporto aereo fornito dai raid della Coalizione internazionale. Secondo i dati forniti dai portavoce dell’esercito americano, gli attacchi aerei in Siria conto l’IS, sono stati quasi tutti concentrati nell’area della cittadina al confine turco. Dunque, sebbene mesi fa, all’inizio dell’attacco del Califfo, i curdi a terra si erano lamentati della timidezza con cui cadevano le bombe sopra ai propri assalitori, nel corso del tempo la strategia è diventata più incisiva. Non si tratta di campagne di bombardamenti a tappeto, incessanti, ma il continuo martellamento dall’alto (il ritmo è di una decina di attacchi al giorno), abbinato alla tenacia curda, con il passare dei giorni ha finito per sfiancare gli uomini di Baghdadi – che, come noto, finora non si erano mai trovati davanti una resistenza degna di questo nome.
Mancano comunque notizie da fonti indipendenti a confermare la “liberazione”, anche se le ultime mappe ricostruite da chi si trova sul posto, indicano che il 90 per cento dell’area cittadina è tornato sotto il controllo dei curdi.
Domenica, l’YPG ha fatto sapere di aver riconquistato il complesso strategico di Siran, 4 km a sud di Kobane, sbocco che apre la via per Aleppo: e nei violenti scontri, decine di soldati del Califfato sarebbero rimasti uccisi. Sabato, sempre nelle aree agresti meridionali, l’YPG sarebbe riuscito a prendere il villaggio Alishar, sottraendo all’IS diverse armi sia leggere che pesanti. Sempre sabato, sarebbero stati ripresi dai curdi Termik, Mamed, e Kolemd. I combattenti dell’IS, si trovano ancora nella zone orientale (Mirz Davud, Shahinjik, Klazik, Halnj), e in alcuni villaggi che bordano l’aerea cittadina a ovest (Arbush, Minaze): in queste località la battaglia, per quel che si sa (e che sembra attendibile) è ancora in corso.
Sta facendo il giro dei media, l’immagine di una grande bandiera del Rojava, che sventola attaccata a un traliccio dell’alta tensione sulla vetta di una delle colline che circondano Kobane (in foto): da molti è stata interpretata come segno definitivo dell’avvenuta liberazione. Tuttavia, al momento della stesura di questo articolo, come detto, nessuna delle grandi agenzie di stampa internazionali riporta la notizia con certezza definitiva.
Con ogni probabilità, Kobane non è stata ancora liberata, anche se i curdi hanno fatto un lavoro grandioso per riconquistare il controllo sulla maggioranza della città (Kobane City, che è possibile che attualmente sia libera dalle unità del Califfo). Per quel che riguarda i territori circostanti, invece, il quadro è diverso, soprattutto a est.
Dunque ci sarà da aspettare prima di dire “Kobane è libera”: ma con l’aiuto mirato e funzionale della Coalizione, potrebbe trattarsi anche, soltanto, di questione di ore. In fondo, i curdi sono un popolo che dell’attesa ne ha fatto base esistenziale.
Possono interessarti anche questi articoli :
-
«Finché l’ISIL esiste saremo in pericolo»
(Pubblicato su Formiche)«Ci sono persone in Siria e Iraq che stanno tramando per compiere atti terribili in Gran Bretagna…finché l’ISIL [lo Stato islamico, o... Leggere il seguito
Da Danemblog
SOCIETÀ -
La Grecia sceglie la democrazia (anche se rischia il baratro)
Dopo settimane di tira e molla e di estenuanti trattative, sembra che tra Grecia e Europa sia la resa dei conti. L'ex troika ha rifiutato per l'ennesima volta i... Leggere il seguito
Da Fenrir
SOCIETÀ -
Il doppio fronte operativo in Afghanistan. Al via “Azm” la nuova offensiva di...
di Claudio Bertolotti scarica la pubblicazione completa CeMiSS OSS 3/2015 (articolo pp. 114-128) ISBN 978-88-99468-06-04 Claudio Bertolotti warns us of the IS... Leggere il seguito
Da Asa
POLITICA, POLITICA INTERNAZIONALE, SOCIETÀ -
Estradizione dal Tanzania all'Uganda per per Jamil Mukulu capo delle Adf-Nalu
Un tribunale della Tanzania ha autorizzato l’estradizione in Uganda del comandante in capo delle Adf-Nalu, un gruppo ribelle responsabile di incursioni e... Leggere il seguito
Da Marianna06
AFRICA, SOCIETÀ, SOLIDARIETÀ -
Ripresa dei negoziati di pace per il Sud Sudan
L’impegno a proseguire il “dialogo” per la riunificazione del partito e la fine del conflitto civile: è l’elemento chiave di convergenza emerso durante un... Leggere il seguito
Da Marianna06
AFRICA, SOCIETÀ, SOLIDARIETÀ -
Quel filo nero che unisce le stragi in Tunisia, Francia, Kuwait
Tre stragi diversi, in contesti diversi, nel medesimo giorno. Coordinate o meno, dimostrano la capacità dell’Isis di fare proseliti e colpire ovunqueDavide... Leggere il seguito
Da Andrea86
ATTUALITÀ, SOCIETÀ