Alessandro Gottardo, in arte Shout, Pordenone (1977). È uno dei più apprezzati illustratori del mondo. La maggior parte delle sue opere sono richieste da clienti esteri mentre in Italia collabora regolarmente con Internazionale e la casa editrice Minimum fax. Ha vinto numerosi riconoscimenti nel campo dell’illustrazione a livello internazionale. Il suo sito è www.alessandrogottardo.com.
> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="300" width="228" alt="Komikazen 2012: Shout e lItalia senza futuro >> LoSpazioBianco" class=" wp-image-57152 " />Shout – The Saturday Evening Post. America’s painful divide (E. Hopper quote), 2012
Sei stato invitato a Komikazen, Festival del fumetto di realtà, per partecipare a una mostra che fa dialogare le tue illustrazioni con quelle di Riccardo Mannelli e Carlos Latuff. Il tuo sguardo non è né realistico né satirico, ma semmai più poetico e a tratti surreale. Cosa cerchi di rappresentare nelle tue immagini? Qual è il tuo punto di vista sul mondo?
Di recente un’amica mi ha regalato “I Luoghi dell’arte a portata di mano” di Maria Lai. Sono quattro mazzi di carte che aiutano a spiegare l’arte, e non solo. Le carte sono in ordine alfabetico e sul retro di ogni carta vi è la spiegazione in sintesi di vari concetti artistici, oltre alla spiegazione della costruzione di un’immagine (volume, composizione, simmetria, spazi ecc). Insomma, un vero e proprio compendio alla comunicazione per immagini.
Alla lettera O vengono descritti il Surrealismo, il Metafisico e il Concettuale in questo modo: Immagini di sogni O di simboli O di idee. “Il surrealismo si ispira all’inconscio come realtà più profonda, il metafisico e il concettuale trovano forme nei simboli e nelle idee”.
Voglio adottare il suo geniale pensiero per rispondere alla tua domanda.
Quando realizzo un’immagine tendo ad avere questi tre diversi tipi di approccio: quello surreale, quello metafisico e quello concettuale.
Quello metafisico lo utilizzo soprattutto per le copertine dei libri, quello concettuale soprattutto per articoli politici o finanziari, quello surreale lo utilizzo un po’ per tutto.
Certo io non faccio “arte”, realizzo continuamente immagini commissionate da clienti precisi con indicazioni precise, il margine per dire qualcosa di più è limitatissimo, ma il mio approccio alla creazione delle illustrazioni vorrebbe essere senza dubbio quello che descrive Maria Lai nel suo libro, e se facessi arte, se volessi dire qualcosa che appartiene solo a me, ne terrei sicuramente conto in maniera più cosciente e meno automatica.
Shout – Locandina Komikazen 2012
La locandina di Komikazen 2012 è una tua illustrazione. Cosa rappresenta? E perché rappresentare l’Italia con questa immagine?
Quando mi hanno chiesto di rappresentare l’Italia oggi, ho pensato alla bandiera italiana, poi a una tipica casa di paese, i cui colori riprendono appunto quelli della bandiera. Così, in un colpo solo, avevo a disposizione la tavola, i colori e il fondo su cui rappresentare l’idea.
La donna anziana che aspetta come Godot rappresenta la classe dirigente che non vuole mollare la poltrona, rappresenta un futuro che si fa fatica a immaginare.
Molti dei candidati alle prossime elezioni solo gli stessi di quando sono nato, ma questa è storia tristemente nota da noi come dall’estero.
Lavorando ogni mese con diversi quotidiani e magazine internazionali e traducendo in immagini i loro articoli percepisco chiaramente l’idea che il nostro paese dà all’estero. Basti vedere gli ostacoli che il DDL anti corruzione sta avendo per l’approvazione in Parlamento.
A essere onesti credo ci sia anche un sottile piacere all’estero a puntare il dito contro di noi in quanto il nostro è anche un paese molto invidiato per ciò che di buono ha saputo fare nella storia.
Il berlusconismo ha bruciato un’intera generazione propagandando, attraverso i numerosi media italiani di sua proprietà, un modello di comportamento etico e civile. Il danno più grosso che ha apportato Berlusconi al paese a mio avviso non è stato quello politico ma quello culturale: ha fatto marcire le radici di una generazione che oggi è adulta e dà il cattivo esempio ai più giovani. Ma il fondo è stato toccato, ho fiducia che le prossime generazioni invertano la rotta. non so quanto ci vorrà, però spero non troppo.
Shout – Lost memories, 2006
Le tue immagini sono estremamente pulite e quasi scarne, ma hanno il grande pregio di evocare delle storie. Pensi che sia per questo motivo che collabori così tanto con case editrici e testate giornalistiche italiane ed estere?
A dire il vero con l’Italia non lavoro per niente. Ho il piacere di avere due collaborazioni di lunga data: con Internazionale e Minimum Fax e da ormai sette anni, ma il resto arriva da fuori dei nostri confini.
Ora come ora non ci sono le condizioni di collaborare con l’Italia, per motivi economici ma anche di cultura del lavoro. Tipo: io ti faccio l’illustrazione poi tu mi paghi; ecco il fatto di essere pagato risulta sempre un grosso ostacolo dalle nostre parti. Per l’ultimo lavoro di una certa importanza realizzato per un grosso cliente italiano, dopo sei mesi di attesa, ho dovuto mandare una lettera dell’avvocato per ottenere il pagamento.
Questo però non vuol dire che che io non sia grato all’Italia per avermi reso un professionista, mi sono formato al liceo artistico di Venezia, scuola eccezionale, e poi ho completato gli studi allo IED di Milano, in più i miei maggiori maestri e riferimenti sono quasi tutti italiani: Guido Scarabottolo, Beppe Giacobbe, Lorenzo Mattotti, Franco Matticchio, senza di loro il mio lavoro non esisterebbe. Se non fossi nato in Italia non mi sarei mai affermato come professionista all’estero.
Nel mio linguaggio l’idea/messaggio è di centrale importanza, ossia lo stile è al servizio dell’idea e non il contrario, e per quella che è la mia esperienza l’idea nel mercato dell’illustrazione all’estero è in assoluto la cosa più importante e richiesta. Per questo motivo il lavoro preliminare che faccio sugli schizzi è essenziale, cerco sempre di tradurre il cuore dell’articolo offrendo un’alternativa visiva all’interpretazione del concetto, l’illustrazione viene vista come un completamento del pezzo. Utilizzando una metafora culinaria direi che equivale forse all’impiattamento: il piatto può essere squisito ma ti risulta ancor più buono se presentato nel modo giusto.
Shout – Il tempo materiale, 2008
In Italia curi l’immagine della collana italiana di Minimum Fax. Come è nata questa collaborazione? Come si lavora alla creazione di una copertina?
Perdonami la precisazione, Riccardo Falcinelli cura la collana, io sono uno degli illustratori che collabora con loro.
La storia della mia collaborazione con Minimum Fax e Internazionale è simile.
Dopo un certo numero di peripezie stilistiche durante le quali ho testato il mercato italiano, diciamo tra il 2000 e il 2004 (si posso ancora trovare macerie di quel periodo nel mio vecchio sito www.ice9studio.com), il mio linguaggio ha trovato la quadra del cerchio nel 2005, quando appunto inventai lo pseudonimo Shout. Ebbi da subito riscontri molto positivi dall’estero e cominciai a macinare parecchie immagini sin dal primo mese in cui feci girare il portfolio di venti immagini che ne costituivano lo scheletro.
All’epoca come oggi, non avevo grande interesse a lavorare con clienti italiani (per i motivi sopra elencati), ma c’erano due realtà che conoscevo e ammiravo, una era la rivista Internazionale, l’altra era la casa editrice Minimum Fax, che aveva una certa predilezione per le raccolte di short stories di cui sono da sempre grande appassionato. Pensai che sarebbe stato bello collaborare con loro.
All’inizio del 2006 ricevetti una chiamata da Internazionale per una cover, mentre a Minimum fui io a farmi avanti; fu subito amore con entrambi e il rapporto va avanti tutt’oggi.
Lavorare a una copertina di un libro non è semplice ma la prassi è la stessa che utilizzo per la creazione di qualsiasi altra immagine. Forse l’unica differenza è che tendo da subito a lavorare in chiave metafisica piuttosto che surreale o concettuale. Trovo l’approccio metafisico dell’immagine più evocativo per la cover di un libro.
Da lettore mi piacciono le copertine che riescono a suggerire una storia piuttosto che raccontarla; se si riesce a innescare questo meccanismo, la curiosità che ne deriva è funzionale anche all’acquisto del volume stesso.
Shout – Metaphysical Landscape n°1, 2006
Sei un lettore di fumetti?
Ahi! No, non proprio, sono un lettore abbastanza forte di romanzi, anche mattoni, ma abbastanza scarso di fumetti.
Maus, Watchmen, From Hell, Persepolis, Asterios Polyp, alcuni di Mattotti, alcuni di Gipi, poi ho degli albi di alcuni amici e poi basta.. Sarà che faccio immagini tutto il giorno e la sera voglio dedicarmi solo a leggere le parole…
Ammiro comunque moltissimo chi è in grado di fare fumetti, io non ci riuscirei mai.
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