A poche decine di metri dalle strade principali si trovano spesso queste costruzioni ad uno o più piani. Sono recenti. Sono fatte un po alla volta con i nuovi guadagni o con quelli inviati dai parenti all’estero, emigrati a forza del conflitto civile.
Vi vede che la cura dell’ambiente intorno alla casa non è molto curato, forse non si tratta di un contadino ma di una scelta di vivere in campagna. Edifici così alti e voluminosi in Italia sono davvero rari, perché regolati da norme a tutela dell’ambiente. L’urbanizzazione delle campagne sembra avvenire in assenza di piani organici di sviluppo progressivo, che prevedano anche i servizi urbani di fornitura elettrica, fogna, acqua potabile e delle telecomunicazioni.
Altre costruzioni iniziate e abbandonate sono il segno di un fallimento, di un evento grave che ne ha bloccato la realizzazione. Forse l’emigrazione. Questo rudere, non sembra molto vecchio, forse risale a 10 o 15 anni fa, possiamo ipotizzare che la guerra civile abbia imposto una fine al progetto casa per questa famiglia, o a loro stessi. Ma forse non volendo essere così pessimistici, si tratta di qualche famiglia che è emigrata in altre zone o all’estero.
Non sono pochi i tentativi di ricominciare. Chi costruisce una casa pensa al futuro, al progresso proprio e della propria famiglia, ai figli ed al futuro. Ma queste tristi costruzioni, solitarie e ‘gelate’ testimoniano che tuttavia vi sono persone che vogliono ricominciare: i campi intorno a questi edifici sono curati e coltivati, ma sembrano troppo piccoli per una economia agricola industrializzata.
Gli aiuti dovrebbe prevedere la ricostruzione delle case, e prima ancora la definizione di regole e piani urbanistici e paesaggistici. Il Kosovo ha un potenziale turistico enorme che non può essere sciupato con la urbanizzazione selvaggia e l’abusivismo.
Antonio Conte