di Valentina Di Cesare
Lo scorso lunedì Nazmi Mustafi, capo della Task force anti-corruzione in Kosovo, è stato arrestato con le accuse di corruzione e abuso di potere all’interno di un’indagine condotta dai membri della missione EULEX, che dal 2008 opera in Kosovo per fornire assistenza alle istituzioni kosovare e creare uno stato di diritto.
E’ stata proprio la missione civile Eulex a scoprire il coinvolgimento di Mustafi in un grande caso di estorsione che lo ha visto protagonista insieme ad altri 2 imputati, accusati insieme all’ex capo della task force di aver estorto elevate somme di denaro ad un uomo a sua volta già indagato per corruzione.
L’arresto di Mustafi che dal 2010 era a capo del dipartimento anti-corruzione e da quasi dieci anni procuratore , mostra ancora una volta le controversie sulla “ricostruzione” sociale del Kosovo; Mustafi si era occupato di noti casi di cronaca giudiziaria che avevano scosso il già complesso mondo politico kosovaro, non ultimo il caso della Banca Centrale del Kosovo.
Da circa un anno i membri della missione EULEX indagavano sui movimenti di Mustafi e sui casi che stava seguendo insieme ai collaboratori del dipartimento anti-corruzione, tra l’altro quasi tutti archiviati per mancanza di prove. Quest’ultimo è solo uno dei tanti casi che riporta in auge il persistente nodo della corruzione dilagante in tutto tessuto sociale kosovaro; una piaga che continua ad invadere gran parte dei poteri costituiti, non solo quelli appartenenti al territorio ma anche quelli delle istituzioni internazionali.
Pochi giorni fa intanto un nuovo appello del Parlamento Europeo ha sollecitato i cinque stati Ue che non ancora hanno riconosciuto l’indipendenza del Kosovo, a farlo; in particolare si è cercato di includere anche il Comitato Olimpico internazionale per far sì che venga consentito agli atleti kosovari di partecipare alle olimpiadi di Londra. Le opinioni della Comunità Europea e i rapporti stilati dalla stessa intanto rivelano un profilo piuttosto diverso del Kosovo rispetto a quello denunciato dalle numerose Ong che operano sul territorio. Secondo l’Ue infatti, nonostante le numerose interferenze politiche nelle pratiche di corruzione della società e dei media, il Kosovo sta facendo molti passi avanti nella lotta alla corruzione. Tutt’altro che roseo è invece il prospetto delle maggiori Ong che da anni stanno ricostruendo le vite e le esperienze dei maggiori esponenti politici kosovari, cercando di evidenziare con testimonianze e documenti, i numerosi casi di corruzione e così tentare di sensibilizzare la popolazione rispetto al problema.
Sono molte le critiche all’UNMIK (Missione internazionale delle Nazioni Unite nel Kosovo-Metohija) ai presunti legami degli ufficiali della missione con le organizzazioni mafiose locali sotto il tacito assenso delle Nazioni Unite, al lassismo sugli abusi finanziari e ai frequenti casi di violazione dei diritti, lasciati impuniti.