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Un Ingegnere Geotecnico Oltremanica

Creato il 23 marzo 2015 da Fugadeitalenti

In Italia la professionalità e la meritocrazia non esistono. In Italia il lavoro si trova solo per “conoscenza”: non ci dobbiamo lamentare solo dei politici, questo è un vizio comune anche al normale mondo del lavoro“: è decisamente tranchant il giudizio di Francesco Di Rosario, 35enne ingegnere geotecnico, al lavoro in Gran Bretagna.

La storia di Francesco è paradigmatica dello spreco di capitale umano, che l’Italia compie quotidianamente: una laurea in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio alle spalle, ottenuta alla velocità della luce, Francesco inizia quello che lui stesso definisce il suo “calvario lavorativo” subito dopo.

Accantona l’idea di partecipare a concorsi pubblici, dopo aver valutato che i profili richiesti non erano di “ingegneri”… ma di “burocrati”. Così approccia il mondo accademico, riuscendo a vincere un concorso per un dottorato di ricerca a Roma – da “esterno”, provocando lo scompiglio tra i baroni locali, che ci impiegano mesi, prima di assegnarlo ad un docente.

L’assegnazione si rivela propizia all’inizio di un lavoro di dottorato, che vede Francesco partire per un periodo alla volta del Canada. Lì scopre un mondo accademico al contrario, rispetto a quello italiano, con opportunità per i giovani dottorandi impensabili, nella Penisola.

Concluso il dottorato a soli 28 anni, Francesco si convince di essere finalmente appetibile, professionalmente, per l’Italia. Invia cento curricula, candidandosi presso aziende del settore. Il risultato è pari a zero. Nulla. Il vuoto totale e pneumatico.

Così manda -quasi per gioco- cinque CV in Gran Bretagna: lo prendono. “Ma come è possibile? Sono così ubriachi, questi inglesi, da voler assumere un candidato straniero, senza esperienza, esperto di frane… in un Paese quasi senza montagne?“, si chiede, attonito, Francesco.

In pochi anni la sua carriera prende il volo, arrivando ad essere -lui, un giovane ingegnere geotecnico italiano- il responsabile unico dell’approvazione delle condizioni del suolo dei campi di gara alle Olimpiadi di Londra. Senza il suo “sì” le competizioni non potevano partire.

Inutile dire che pure un successivo tentativo di rientro professionale nel Belpaese, a quel punto con un curriculum da far invidia e paura a tanti nostri “senior”, si è risolto con un enorme buco nell’acqua.

Oggi Francesco collabora da volontario all’iniziativa “Benvenuto a Bordo”, che si occupa di fornire assistenza ai giovani italiani appena approdati nella capitale britannica. Da Londra assiste alla marea montante di connazionali che cercano -anche con disperazione- opportunità negate loro nella Penisola.

Ospite della puntata è Stefano Aversa, presidente di AGI, l’Associazione Geotecnica Italiana. Con lui proviamo a capire quali sono le opportunità -o le speranze di opportunità- per i giovani ingegneri geotecnici italiani nella Penisola. Andare all’estero è rimasta l’unica opzione, per loro?

Nella rubrica “Expats” andiamo a indagare i numeri della nuova emigrazione professionale, con l’aiuto di un libro, “Le nuove generazioni nei nuovi spazi e nuovi tempi dele migrazioni”, edito dalla Filef, che smentisce le statistiche ufficiali. Ne parliamo con il coordinatore nazionale della Filef, Rodolfo Ricci.

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La discussione di marzo: “Il premier Matteo Renzi ha recentemente dichiarato: “Sono vent’anni che i talk show parlano delle stesse cose, dei cervelli all’estero. Danno l’immagine che l’unica industria che funzioni e sia vincente è l’industria della lagna, invece quella che vince è l’industria della ricerca e dell’innovazione”. E’ così, secondo voi? Parlare di cervelli all’estero equivale a “lagnarsi”?”

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Alla prossima puntata: sabato 28 marzo, dalle 13.30 alle 14 (CET), su Radio 24



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