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Kosovo, concluso il primo grado del processo ai trafficanti d'organi della clinica Medicus

Creato il 07 maggio 2013 da Andreaintonti

Kosovo, concluso il primo grado del processo ai trafficanti d'organi della clinica Medicus

foto: politibalkando.blogspot.it

Pristina (Kosovo) – Cinque condanne per traffico di organi. A questo è arrivato un tribunale dell'Eulex – la missione europea in Kosovo iniziata nel 2008 - a fine aprile, chiudendo in questo modo il primo grado del processo, iniziato nel 2011, per i fatti della clinica Medicus di Pristina, dove sono stati illegalmente espiantati circa una trentina di reni da cittadini dell'Europa dell'Est e dell'Asia centrale.

Intorno ai 15.000 euro il prezzo – non sempre corrisposto – pagato ai donatori dalla clinica, che poi rivendevano i reni per cifre che arrivavano anche a 100.000 euro, per lo più cittadini di Israele, Canada, Stati Uniti, Germania e Polonia.
Il processo era iniziato iniziato nel 2008, quando i dolori post-operatori di Yilman Altun, una delle vittime, all'aeroporto della capitale kosovara avevano permesso di scoprire tale traffico.

Condannato ad otto anni di carcere con sospensione dalla professione e multa di 10.000 euro per associazione criminale e traffico di esseri umani Lufti Dervishi, urologo ed ex proprietario della clinica vicino ad Hashim Thaçi, attuale primo ministro kosovaro. Con le stesse accuse è stato condannato a sette anni e tre mesi con pagamento di 2.500 euro per le stesse accuse Arban Dervishi, figlio dell'urologo. Entrambi sono stati invece assolti dalle accuse di frode, falsificazione di documenti e di aver arrecato gravi danni fisici alle vittime.
Inibizione dell'esercizio della professione di anestesista per un anno e tre anni di carcere per Sokol Hajdini, capo anestesista durante gli espianti. Un anno di carcere, infine, per gli altri due anestesisti, Islam Bytyqi e Sulejman Dulla. Per i tre è stata invece rigettata l'accusa di attività medica illegale.

Assolto, inoltre, l'ex ministro della Sanità kosovara Ilir Rrecaj, accusato di aver occultato informazioni che avrebbero permesso di scoprire quanto avveniva nella clinica. Rrecaj, pur ammettendo di essere a conoscenza dei fatti, ha tuttavia negato di aver coperto o agevolato tali operazioni. Se ne è lavato le mani, in buona sostanza.

Mai presentatisi in aula e perciò condannati in contumacia i due imputati-chiave, ovvero il chirurgo turco Yusuf Erçin Sonmez, soprannominato “Dottor Frankenstein”, accusato di essere l'esecutore materiale degli espianti, arrestato a gennaio 2011 per traffico di esseri umani e favoreggiamento dell'immigrazione illegale e Moshe Harel, cittadino israeliano di origine turca arrestato a maggio dello scorso anno nell'ambito di un'indagine su un altro gruppo di trafficanti di organi a cui era affidato il compito di reperire le vittime tra Russia, Moldavia, Turchia e Kazakistan. Tutti gli imputati hanno negato ogni addebito, sostenendo come le donazioni fossero volontarie e che, comunque, questo ha permesso di salvare altre vite umane.

La Corte – composta da un giudice kosovaro e da due giudici nominati dalla missione europea – ha inoltre chiesto il risarcimento per sette vittime, per lo più appartenenti a classi sociali povere e dunque «vulnerabili», intercettate dai trafficanti in Turchia o nelle zone povere dei paesi ex-sovietici.

Il traffico che ruota intorno alla clinica è da considerarsi parte del più ampio traffico di organi sviluppato tra Kosovo ed Albania dall'Esercito di liberazione del Kosovo (l'Uçk) tra il 1999 ed il 2000 su prigionieri serbi e non albanesi, che venivano portati in sei “centri di raccolta” nel territorio settentrionale albanese e da lì inviati alle cliniche – legali ed illegali - dove gli espianti venivano materialmente realizzati, come il casolare tristemente noto come “la casa gialla” nella campagna di Burrel, utilizzata dai miliziani kosovari come struttura di dentenzione segreta dove si svolgevano le analisi pre-espianto. Altre cliniche utilizzate sono state individuate a Frushë-Krujë, poco a nord di Tirana, e Kukes. Nomi – tra i quali anche quello di Sonmez - e luoghi dei crimini sono stati raccolti nel rapporto dell'ex procuratore e senatore svizzero Dick Marty del 2011, tra i quali molti dei leader dell'Uçk e, soprattutto, l'attuale premier Thaçi. Nel rapporto si parla di «un numero di credibili e convergenti indicazioni che mostrano come le componenti del traffico di organi post conflitto descritte siano strettamente legate al caso della clinica Medicus». L'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa ha però respinto la richiesta di testimonianza di Marty.

All'epoca il traffico era gestito – secondo le accuse dell'ex procuratrice del Tribunale Internazionale dell'Ex Jugoslavia Carla del Ponte – dal “Gruppo di Drenica”, interno all'Uçk, di cui proprio l'attuale premier kosovaro era il vertice più alto e che, forte anche dell'alleanza con la Nato, si finanziava proprio attraverso il traffico di organi, di eroina e con quello di esseri umani a scopo sfruttamento sessuale. Oggi, dopo lo scioglimento dell'Uçk, molti di quegli uomini sono confluiti nel Pdk, il Partito Democratico kosovaro oggi al governo. Tra questi Shaip Muja, cardiologo e consigliere del primo ministro in ambito sanitario di cui il rapporto Marty definisce il ruolo centrale «per oltre un decennio in reti internazionali per niente lodevoli, compresi i traffici di esseri umani, le procedure chirurgiche illecite e il crimine organizzato».

Ora che Serbia e Kosovo si sono accordati sulla normalizzazione dei loro rapporti è giunto il momento di aprire un altro capitolo di questa storia. Quello necessario a dare sollievo alle madri dei 470 cittadini serbi spariti nel nulla per essere utilizzati come “donatori” di organi – in special modo fegato, cuore e reni - per il traffico internazionale di guerra. Una volta uccisi e dopo averne espiantato gli organi necessari, i serbi venivano sepolti con nomi albanesi.

Intanto il regista serbo Emir Kusturica ha annunciato di voler lavorare nei prossimi tre anni ad un film che faccia luce sulla vicenda, scatenando le ire kosovare di chi, come Lirak Celaj, attore e presidente dell'associazione dei cineasti di Pristina chiede che il regista venga considerato “persona non grata” per la “propaganda anti-albanese” di questa idea.
Approfondimento: “The Empty House” web-documentario realizzato nella primavera 2010 da PeaceReporter «sulle presunte vittime del traffico di organi, la Casa gialla, i coinvolgimenti di alti esponenti dell'Uçk e i silenzi degli organismi internazionali»

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