Posted 3 novembre 2013 in Elezioni ad est, Kosovo with 0 Comments
di Davide Denti
Si vota oggi per il rinnovo di sindaci e consigli comunali in tutti i 38 comuni del Kosovo, a nord e a sud del fiume Ibar. Un voto storico: per la prima volta prendono parte alle elezioni anche i quattro comuni serbi del nord del Kosovo, in base all’accordo del 19 aprile tra Belgrado e Pristina, mediato dall’UE, sulla normalizzazione delle relazioni tra i due paesi, che continuano a non riconoscersi. Secondo l’accordo, i nuovi comuni costituiti con le elezioni potranno dar vita ad una “Associazione/Comunità delle municipalità serbe“, includendo comuni serbi del nord e del sud del Kosovo, sostituendo nel nord le istituzioni parallele serbe nella gestione delle competenze devolute (scuola, sanità, tribunali, amministrazione pubblica). Le istituzioni parallele serbe, finanziate da Belgrado, sono infatti considerate illegali da Pristina e dall’UE.
Il boicottaggio, tuttavia, potrebbe restare l’opzione maggioritaria tra i serbo-kosovari. Per questo, sarà importante verificare la partecipazione alle urne, più ancora che gli effettivi rapporti di forze tra partiti. I governi di Pristina e Belgrado si sono dichiarati entrambi a favore della partecipazione più ampia possibile dei serbo-kosovari alla consultazione elettorale. A tal fine, Pristina ha rinunciato ad apporre sulle schede elettorali il simbolo della Repubblica del Kosovo, lasciando solo il simbolo della Commissione elettorale centrale, nonostante le proteste dei nazionalisti del partito Vetevendosje. “Le elezioni locali in Kosovo proveranno la maturità politica del Paese, mentre Pristina si sforza di appianare le tensioni con la Serbia e aspira a entrare nell’Unione europea”, ha sottolineato il presidente del Kosovo, Atifete Jahjaga. Tuttavia, a Mitrovica Nord risaltano per le strade solo gli inviti al boicottaggio. Il rischio, se i serbo-kosovari non parteciperanno al voto, è che il nuovo sindaco di Mitrovica sia un kosovaro albanese, mandando all’aria i piani di riconciliazione.
Negli ultimi giorni si sono recati in Kosovo diversi esponenti serbi di primo piano, a partire dal vicepremier Aleksandar Vucic e dal ministro per il Kosovo e Metohija, Aleksandar Vulin, al fine di convincere i serbo-kosovari a partecipare alle votazioni ed eleggere propri rappresentanti nelle comunità autonome serbe: legali, legittimi e riconosciuti da Belgrado, Pristina e dalla comunità internazionale. Non sono mancate comunque le polemiche, dovute al fatto che Vulin sarebbe entrato in Kosovo senza l’autorizzazione delle autorità di Pristina e pertanto sarebbe stato spiccato contro di lui un mandato di cattura per immigrazione illegale.
Le tensioni all’interno della comunità serbo-kosovara non sono mancate. Contrari alla partecipazione al voto si sono dichiarati i radicali del Partito Democratico Serbo (DSS) dell’ex presidente Kostunica, invitando a continuare il boicottaggio delle istituzioni. Il candidato sindaco di Mitrovica Nord del Partito Progressista Serbo (SNS, al potere a Belgrado), Krstimir Pantic, è stato aggredito sottocasa da sconosciuti il sabato mattina. Il governo di Belgrado ha stigmatizzato l’episodio, parlando di ”attacco vigliacco”. Un altro candidato serbo è rimasto ucciso a Skenderaj/Srbica, anche se per motivi apparentemente slegati dalla competizione elettorale. Il giorno precedente, attivisti del DSS sono stati ripresi mentre vandalizzavano manifesti elettorali. Secondo un sondaggio condotto da UNDP, solo il 16% dei serbi del nord del Kosovo potrebbe decidere di andare a votare, contro il 44% deciso a boicottare le urne.
I serbi del Kosovo sono circa 120.000, 40 mila dei quali concentrati nel nord confinante con la Serbia, il 10% su una popolazione totale del Kosovo di poco meno di 2 milioni di persone. Pristina ha proclamato unilateralmente l’indipendenza dalla Serbia il 17 febbraio 2008, ma da allora non è riuscita a imporre la propria sovranità anche sui quattro comuni serbi del nord. L’accordo del 19 aprile 2013 prevede un’ampia autonomia per l’associazione dei comuni serbi, in cambio dell’estensione del quadro costituzionale della Repubblica del Kosovo a tutto il territorio dell’ex provincia jugoslava.
Le organizzazioni internazionali e l’UE hanno buttato tutto il loro peso sulla bilancia perché le elezioni amministrative andassero a buon fine. “E’ fondamentale che i cittadini partecipino alle elezioni di domenica, in particolare quelli appartenenti alla comunità serba,” ha sottolineato l’Alto Rappresentante per la Politica Estera dell’UE, Catherine Ashton. “Queste elezioni e l’accordo di aprile sono merito di due premier coraggiosi. In molti, a Pristina e Belgrado, hanno lavorato per prepararle”, ha concluso. Mentre l’ambasciatore italiano a Belgrado, Giuseppe Manzo, è intervenuto con un’intervista sulla prima pagina del quotidiano serbo Politika: “Chi e’ contro la partecipazione al voto e’ contro gli interessi di Belgrado, di Pristina e dell’Europa”. Più di 28.000 osservatori elettorali internazionali vigilano sulla regolarità del processo di voto.
Entrambi i paesi, Serbia e Kosovo, stanno procedendo nel loro cammino d’integrazione europea. La Serbia inizierà entro gennaio i negoziati d’adesione con l’UE, mentre il Kosovo ha avviato nei giorni scorsi i negoziati per un Accordo d’associazione e stabilizzazione – il primo passo verso l’UE, per l’ultimo paese dei Balcani a cui tale accordo ancora mancava. A seguito del Trattato di Lisbona, l’accordo ASA sarà firmato solo tra UE e Kosovo e non necessiterà quindi della firma e ratifica da parte dei 28 paesi membri UE, tra cui cinque ancora non riconoscono il Kosovo come stato indipendente.
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