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Presente alla presentazione del rapporto anche il premier serbo Ivica Dačić, il quale ha detto che la soluzione dello status definitivo del Koso sara' una delle priorita' principali del suo governo ma che la Serbia non riconoscera' mai l'indipendenza unilateralmente proclamata del Kosovo. "Siamo pronti ad arrivare ad una soluzione pacifica e sostenibile attraverso i negoziati ed il dialogo, rispettando gli interessi legittimi sia degli albanesi che dei serbi e di tutti gli altri popoli che vivono in Kosovo", ha detto Dačić. Ha precisato pero' chiaramente che la Serbia mai e a nessuna condizione, implicitamente o esplicitamente, riconoscera' l'indipendenza che gli organi degli albanesi in Kosovo avevano proclamato unilateralmente poiche' non si tratta del risultato di reciproco accordo. Il premier serbo ha aggiunto che la Serbia sara' sempre unita quando si tratta di questa questione cruciale. Nel suo discorso alle Nazioni Unite ha rilevato altrettanto che lo status finale del Kosovo non e' ancora risolto, che il Consiglio di Sicurezza non ha approvato nessuna soluzione per lo status del Kosovo e che nemmeno gli stessi partecipanti al dialogo hanno accettato ancora alcuna soluzione globale. In base a questo, ha proseguito Dačić, la posizione della Serbia resta che il Kosovo non puo' accedere a nessuna organizzazione internazionale in cui la membership sia prerogativa degli stati sovrani. E' intenzione del nuovo governo in Serbia di attuare pero' tutto quello che finora e' stato concordato a condizione che Priština faccia lo stesso. Anche se il dialogo tecnico deve proseguire, questo non basta. La Serbia e' pronta al dialogo ad alto livello, ha detto Dačić.
Il premier serbo ha valutato che la riconfigurazione della missione civile europea Eulex non e' conforme alla risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza sul Kosovo. Si e' detto convinto che l'Ue deve continuare con gli sforzi che dal punto di vista dello status devono mantenersi neutrali e che e' necessario un maggiore impegno dell'Eulex. L' alternativa sarebbe che l'UNMIK, la missione delle Nazioni Unite consideri la possibilita' della propria ristrutturazione e di una sua maggiore presenza sempre in base alla risoluzione 1244. Facendo riferimento alla parte del rapporto del Segretario generale in cui si menzionano le minacce di sicurezza della comunita' serba in Kosovo, Dacic ha detto che nel rapporto sono indicati gli incidenti che fanno parte di una campagna orchestrata indirizzata ad impaurire i serbi del kosovo. "E' chiaro che l'obiettivo finale e' quello di una totale pulizia etnica dei serbi e la scomparsa del patrimoni culturale serbo", ha denunciato il premier nel suo intervento aggiungendo che la Serbia si aspetta che sia stabilita la piena verita' e che vengano puniti tutti i responsabili per il crimine di guerra contro i serbi in Kosovo alludendo alle indagini relative al traffico di organi umani in Kosovo. Dačić ha fatto appello affinche' il Consiglio di Sicurezza dia priorità ad una indagine indipendente e completa in merito a queste supposizioni.
Alla presentazione del rapporto trimestrale di Ban Ki-moon era presente anche il premier kosovaro Harshim Tacqi il quale ha rilevato che Priština e' impegnata per il proseguimento del dialogo con Belgrado in ogni momento e in tutte le occasioni ma che non si puo' mettere in questione l'integrita' territoriale del Kosovo. Tacqi ha detto che nel dialogo e' stato realizzato un avanzamento notevole e che sono stati firmati sette importanti accordi, ma che la maggior parte e' rimasta soltanto sulla carta, come ad esempio l'accordo sull'amministrazione integrata del confine e sulla rappresentanza regionale perche' la Serbia rifiuta la loro attuazione. "E' nostra priorita' la normalizzazione delle relazioni con la Serbia", ha spiegato il premier kosovaro e ha aggiunto che le relazioni tra la Serbia e il Kosovo sono il maggiore ostacolo per la stabilita' dei Balcani. Tacqui ha detto che le autorita' di Priština hanno compiuto un grande avanzamento per quanto riguarda l'integrazione dei serbi kosovari e che Priština e' dedicata all'integrazione di oltre 100.000 serbi nelle istituzioni in Kosovo. Tali risultati non si possono raggiungere pero' in tre comuni al nord del Kosovo dove 30.000 serbi sono controllati direttamente dal governo di Belgrado. "Dobbiamo insistere sullo stato di diritto in questa parte del Kosovo e sul ritiro delle forze illegali della Serbia", ha detto Tacqi. Ha aggiunto che il Kosovo prosegue a migliorare l'amministrazione pubblica in base alle raccomandazioni di Bruxelles e che il governo di Priština e' impegnato nella lotta contro la corruzione e criminalita' organizzata.
[*] Il testo è trascritto dalla corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale
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