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Kosovo. Pristina vuole l’Unesco, ma la storia serba viene devastata

Creato il 12 ottobre 2015 da Giacomo Dolzani @giacomodolzani

kosovo_chiesa_distruttadi Giacomo Dolzani

Il comitato esecutivo dell’Unesco, l’agenzia delle Nazioni Unite adibita a promuovere e proteggere l’informazione, l’istruzione, le scienze, i patrimoni naturali ed artistici, oltre che la cultura ed i simboli della storia dei popoli, ha deciso di prendere in considerazione la richiesta del Kosovo di essere annoverato tra gli stati membri dell’organizzazione.
Questa decisione ha subito visto l’opposizione e le critiche della Serbia, sostenuta dai suoi alleati internazionali, in particolare Russia e Cina.
Il Kosovo, ex provincia autonoma della Serbia, autoproclamatasi indipendente da Belgrado il 17 febbraio 2008, non è mai stato riconosciuto come tale da quest’ultima, che si è sempre opposta ad ogni tipo di legittimazione internazionale del governo di Pristina, che però gode dell’appoggio dell’Unione Europea, di gran parte dei paesi occidentali e della Nato.
La prossima riunione del comitato esecutivo dell’Unesco, con una votazione in cui almeno 30 dei 58 membri dovranno dirsi favorevoli all’istanza presentata da Pristina, deciderà se accettare o no la richiesta kosovara, la quale dovrà poi essere approvata, a maggioranza dei due terzi, dai 195 stati membri dell’Assemblea generale dell’Onu.
Le contraddizioni che sussisterebbero nel caso una simile richiesta fosse approvata sono però enormi. In seguito alla secessione di Pristina dalla Serbia infatti è venuto meno il controllo del territorio da parte delle autorità di Belgrado e, a causa della disorganizzazione e della corruzione che regnano nel giovane paese balcanico, le forze di sicurezza kosovare non sono state in grado di adempiere alla loro funzione, portando spesso, in vaste aree, a situazioni di anarchia, che sono velocemente degenerate in atti di violenza tra albanesi e serbi, fatti che hanno riportato alla mente le atrocità compiute nel recente conflitto, terminato meno di dieci anni prima.
La gran parte della popolazione kosovara è infatti di etnia albanese (92%), mentre la minoranza serba, stanziata soprattutto nel nord del paese, rappresenta solamente il 5% del totale; dopo il conflitto, combattuto tra l’Uck (Esercito di liberazione del Kosovo), sostenuto dalla Nato, e le forze della Jugoslavia di Milosevic, tra il 1997 ed il 1999, terminato con la sconfitta di Belgrado, non si è mai giunti ad una normalizzazione dei rapporti tra i due popoli.
In seguito all’indipendenza di Pristina, Belgrado non ha più potuto difendere la minoranza serba ortodossa presente nel paese, la quale è ora in balia della violenza delle frange estremiste di etnia albanese, le quali agiscono nella più completa indifferenza della comunità internazionale, con la consapevolezza che il governo in carica è composto da quei comandanti dell’Uck che, solo pochi anni prima, ordinavano loro stessi l’uccisione dei cittadini serbi.
Il tentativo di pulizia etnica ai danni delle minoranze non albanesi, oltre che in attacchi armati contro villaggi abitati da serbi, omicidi ed atti intimidatori contro i singoli, si è palesato soprattutto nella profanazione di cimiteri cristiani, nella distruzione e nell’incendio di chiese e monasteri, antichi di secoli, contenenti affreschi e numerose opere d’arte, ossia i simboli della cultura ortodossa in quella terra; atti di devastazione che spesso rimangono impuniti, nell’indifferenza delle forze di sicurezza e del governo.
Al di là della convenienza politica dei sostenitori del Kosovo indipendente, ossia l’indebolimento della Serbia, ultimo stato di peso alleato di Mosca nella penisola balcanica, la propensione dimostrata da Pristina a lasciare impuniti atti di devastazione contro beni di interesse storico, unicamente perché testimoni della presenza di una minoranza indesiderata sul proprio territorio, è da considerarsi un discriminante sufficiente per escludere dall’Unesco un paese che ha dimostrato ben poca propensione al rispetto ed alla tutela dell’arte e della cultura.

da Notizie Geopolitiche



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