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Kosovo: restano irrisolte le questioni essenziali tra belgrado e priština

Creato il 01 aprile 2013 da Pasudest

KOSOVO: RESTANO IRRISOLTE LE QUESTIONI ESSENZIALI TRA BELGRADO E PRIŠTINA

Da sin.: Hashim Thaci, Catherine Ashton, Ivica Dacic

Di Marina Szikora [*]Anche il settimo giro di colloqui tra Belgrado e Priština a Bruxelles, di cui i protagonisti sono stati un'altra volta i due premier, Ivica Dačić e Hashim Thaci, non ha dato un accordo concreto. Tuttavia, concordano i due premier, e' stato raggiunto un avanzamento e i negoziati proseguiranno il 2 aprile. Per la prima volta, alla conferenza stampa, i premier serbo e kosovaro sono intervenuti insieme. Per il premier serbo e' stata "una giornata difficile" in cui, come ha detto, si e' parlato della questione che appesantisce la Serbia per decenni. "La Serbia e' orientata e dedicata al dialogo, non lo stiamo facendo per la data, ma perche' vogliamo risolvere questo problema" ha ribadito e ripetuto la posizione serba Ivica Dačić e ha aggiunto che "bisogna investire molto impegno e rispettare gli interessi sia dell'una che dell'altra parte".
Il premier serbo ha ripetuto che la comunita' dei comuni serbi, cosi' come proposto dalla Serbia, secondo la sua opinione, e' la soluzione migliore. Dačić ha precisato di non poter dire ne' di essere vicini ne' lontani dall'accordo poiche' le vedute cambiano di momento in momento. Continuano ad esserci delle divergenze, per quanto riguarda le competenze. Ma il premier serbo ha aggiunto che dopo sette incontri e' stato costruito un rapporto in cui si stanno trovando soluzioni e risolvendo quelle questioni difficili che nessuno prima aveva risolto. Dačić ha detto che questo e' la prima volta che l'Ue non pone degli ultimatum e delle carte ma sta costringendo le due parti a trovare autonomamente la soluzione: "se vogliamo la soluzione, dobbiamo arrivare al compromesso" ha valutato il premier serbo.
Il premier del Kosovo Hashim Thaci ha valutato altrettanto che e' stato raggiunto progresso e ha qualificato questo settimo round di colloqui come "costruttivo". "Ci aspettiamo che nei prossimi giorni si arrivi alla soluzione relativa alla normalizzazione delle relazioni tra Serbia e Kosovo, soprattutto a Mitrovica settentrionale. Anche noi vogliamo la libera circolazione, stato di diritto e sviluppo della societa' democratica" ha detto Thaci aggiungendo che la Serbia e il Kosovo sono sulla buona via per realizzare relazioni di buon vicinato. "I nostri popoli hanno perduto molto tempo...durante questi sei mesi abbiamo raggiunto un successo significativo che solo un anno fa era inimmaginabile" ha valutato Thaci. L'accordo tra il Kosovo e la Serbia significa anche stabilita' nella regione, ha aggiunto il premier kosovaro e ha rilevato che Priština sara' dedicata a questo dialogo, alla stabilita' e pace nonche' al suo cammino verso l'Ue. La conferenza stampa e' terminata con la stretta di mano dei due premier.
Soltanto due giorni dopo pero', toni abbastanza diversi si sono potuti sentire alla riunione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu dedicata al Kosovo alla quale hanno partecipato altrettanto Ivica Dačić e Hashim Thaci. In questa occasione il premier della Serbia ha rilevato che e' indispensabile la permanenza dell'Unmik in Kosovo e ha ribadito che i negoziati con Priština non conducono verso il riconoscimento del Kosovo. "La riconciliazione tra serbi e albanesi comporta prendere decisioni difficili. Gli incontri a Bruxelles sono la conferma della prontezza della Serbia di continuare la collaborazione sulle questioni aperte con intenzioni sincere, avendo come obiettivo il raggiungimento dell'accordo" ha precisato Dačić. La Serbia e' pronta affinche' il dialoga possa avere successo ma non e' pronta alle umiliazioni e doppi standard, ha avvertito il premier serbo. Ha aggiunto che Belgrado e' contraria a ogni tipo di mossa unilaterale quale ad esempio la richiesta del Kosovo di ottenere un prefisso internazionale attraverso l'Albania anche se i negoziati a tal proposito sono ancora in corso.
Dačić ha rilevato che senza la protezione dei non albanesi "l'obiettivo progettato di una societa' multinazionale" non sara' possibile. Dačić ha spiegato che "i dati concreti" riflettono la posizione vulnerabile dei serbi in Kosovo e sfide significative. "Dieci anni dal massacro di marzo in cui sono stati distrutti oltre 150 edifici della Chiesa ortodossa serba di cui 34 sono del medioevo e alcuni sotto protezione dell'UNESCO, nessuno e' stato punito", ha sottolineato Dačić e ha detto che la Serbia chiede nuove indagini che porterebbero ai perpetratori ma anche agli ispiratori di questi crimini. Ha precisato che e' stato praticamente fermato il ritorno dei profughi in Kosovo e che nei mesi precedenti e' aumentato il numero degli incidenti multietnici.
Quanto al rapporto trimestrale sul Kosovo del segretario generale dell'Onu Ban Ki Moon, e' stato rilevato il raggiungimento di un passo significativo con l'aver alzato il dialogo tra Belgrado e Priština ad un livello politico piu' alto ma vi e' anche l'appello alle autorita' del Kosovo di reagire fermamente alle manifestazioni di odio nei confronti dei serbi, quali gli incidenti durante la festa del Natale ortodosso. Il premier kosovaro Hashim Thaci da parte sua ha invitato Belgrado a "smantellare le strutture parallele" al nord del Kosovo sottolineando che "il Kosovo e' uno stato sovrano" e che questo processo "non e' convertibile". Rivolgendosi al Consiglio di Sicurezza, Thaci ha rilevato che il Kosovo "non sara' luogo di divisioni e barricate" e della formazione "di una nuova Republika Srpska". Ha informato che Priština chiedera' a Belgrado "il compenso per i danni di guerra". Secondo le parole del premier del Kosovo "il ruolo della Serbia e' distruttivo" e appesantisce la sicurezza. Thaci ha rilevato che attualmente il Kosovo e' riconosciuto da parte di oltre la meta' degli stati membri dell'ONU. E' un processo irriducibile e molti altri stati sono nella fase di riconoscimento dell'indipendenza del Kosovo, ha detto il premier kosovaro e ha aggiunto che questa e' la decisione piu' giusta per il Kosovo ed i suoi cittadini.
[*] Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda il 28 marzo a Radio Radicale

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