Kotonoha no Niwa

Creato il 24 giugno 2013 da Automaticjoy
Il Dio del tuono debole riecheggia
Cielo di nubi
Forse verrà la pioggia
Qui con me ti fermerai?

Kotonoha no Niwa (The Garden of Words)
Makoto Shinkai
Giappone, 2013
Due solitudini nella pioggia. Due persone, ognuna con la propria storia, che si incontrano per caso in un parco. Lei è una giovane donna, lui un adolescente. Forse si sono già visti da qualche parte, comunque non ha importanza.
È il primo giorno della stagione delle piogge e Takao, che sogna di diventare calzolaio, si ripromette di saltare la scuola e trascorrere le mattinate allo Shinjuku Gyoen a disegnare scarpe, a patto che piova. Yukari si siede ogni giorno alla stessa panchina e beve birra mangiando cioccolata.
Giorno dopo giorno, nell'insistente maltempo che in giugno avvolge Tokyo, i due si incontrano e scoprono a poco a poco una spontanea affinità.
Io lo odio, in fondo, Makoto Shinkai. I suoi film odorano sempre in qualche modo di occasione sprecata. Io parto con le migliori intenzioni, giuro, e del resto è facile quando le immagini sono di una bellezza mai vista, ma poi mi aspetto quel guizzo in più nella sceneggiatura che manca ogni volta.
E dire che questa volta c'eri quasi, Makoto. Avevi il mio cuoricino su un piatto d'argento.

Forse perché è proprio lo stesso periodo dell'anno, e anche qui si alternano acquazzoni, piogge sottili e leggere, e giorni in cui il sole riesce a fare breccia tra le nubi. Forse è perché la resa delle gocce che scivolano sulle foglie verde acceso, dei riflessi sull'asfalto bagnato, della luce che lambisce i grattacieli al tramonto è talmente perfetta da far sembrare le immagini più vere del vero.

Forse è Yukari.
A 27 anni non sono affatto più furba di quando ne avevo 15. Sono sempre più o meno nello stesso punto.

I dialoghi sono brevi, rari, le parole misurate e utilizzate in modo da renderle a veramente piene di significato.
Non mancano le scene davvero riuscite, addirittura un momento di sensualità velata di pudico imbarazzo.
La poesia degli incontri sotto alla tettoia, il desiderio di aprire gli occhi su una giornata di pioggia, creano un'aura di tristezza che acuisce ancora di più la sensazione di distanza incolmabile, nonostante la complicità, tra i due protagonisti. Non importa tanto quello che dice il loro cuore, quanto la cosa giusta da fare. Tanto più in Giappone.

E allora, cosa manca a The Garden of Words?
Arrivo alla fine con la lacrimuccia già pronta, e tutto ciò che voglio è quella piccola scintilla, quella che mi fa scoppiare in pianto liberatorio. Però non arriva. La lacrima mi si blocca lì, mi rimane addosso la malinconia che non sono riuscita a sfogare, un peso sul cuore che non ho fatto uscire a suon di singhiozzi.

Questo Kotonoha no niwa è il solito Shinkai, che visivamente ti schianta, ma poi la storia lascia un po' l'amaro in bocca. Non lo fa anche la vita, del resto?
Poi parte la canzone finale, brutta-brutta, e le lacrime, la pioggia, si asciuga tutto.
Il Dio del tuono debole riecheggia
Anche se piove
Io qui mi fermerò
Insieme con te

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