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Krugovi (Circles)

Creato il 25 marzo 2013 da Ildormiglione @ildormiglione

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Krugovi” è un film toccante, pieno di un dolore diffuso che attraversa più luoghi e più periodi, racchiuso nelle vite dei vari personaggi. Tratto da un evento realmente accaduto, nel 1993 in piena guerra nell’ex Jugoslavia, è la storia di come un atto generoso abbia delle conseguenze su tutte le persone, quelle coinvolte direttamente e quelle che per scelta se ne sono tenute alla larga. Marko è un soldato serbo bosniaco che profitta di un giorno di congedo per andare a trovare la fidanzata Nada. Nel bel mezzo della piazza del paese assiste al pestaggio di Haris, un tabaccaio musulmano, ad opera di altri tre soldati serbi, solo perché ha terminato la marca di sigarette desiderata. Interviene per placare la violenza dei tre, e se Haris avrà salva la vita, stesso destino non verrà riservato a Marko. Dodici anni dopo quel gesto ha ancora delle conseguenze e le persone implicate si ritrovano a compiere delle scelte. A Belgrado Nebojša, l’amico di Marko diventato un medico, deve decidere se salvare la vita a Todor, uno degli aggressori, mai pentitosi. A Trebinje Ranko, il padre di Marko, deve ricostruire una chiesa delocalizzata dalla centrale nucleare, e ha come operaio Bogdan, il figlio dell’unico aggressore pentitosi. Ad Halle dove Haris lavora e vive con la sua famiglia si rifugia Nada, fuggita con suo figlio dal marito violento. Il destino costringe tutti come in un cerchio a rivivere il passato tra sensi di colpa, desiderio di vendetta, ricerca di giustizia. L’atto coraggioso di Marko sembra non aver avuto esiti positivi: il processo a carico degli assassini è caduto in prescrizione, Nada è una donna depressa straziata da scelte sbagliate, Haris rischia di perdere la sua famiglia, Ranko vive isolato e Bogdan paga le colpe di suo padre. “C’è solo una cosa che mi disturba, e se fosse stato tutto inutile? Se lanci una pietra nell’acqua qualcosa accade, appaiono dei cerchi. Quando un uomo fa del bene questo non significa nulla per le altre persone”. I cerchi invece ci sono e si spargono nelle  acque che agitano i vari personaggi. Bogdan lavorerà per Ranko e verrà salvato da lui, Ranko potrà finalmente perdonare, Nebojsa opererà Todor garantendogli di vivere ancora, Nada riuscirà a fuggire in Bosnia e Haris finalmente ricambierà il coraggio di Marko. Il film non parla della guerra, ma mette in scena la fine del senso di umanità che l’ha caratterizzata, tra vittime e carnefici, dentro e fuori la ex Jugoslavia. All’inizio non sappiamo come si sono svolte le vicende che hanno portato alla morte di Marko, ma lo intuiamo dal tormento silenzioso di tutti. Da varie angolazioni, soprattutto emotive, cogliamo sempre più dettagli sulla vicenda. L’abile regia ci fa stare in uno stato di tensione straziante, partecipi delle esistenze incise dalla morte di Marko. Lo strazio è dato dalla consapevolezza che tutto è accaduto per un pacco di sigarette. Per un pacco di sigarette, in un clima di odio reciproco ed ingiustificato, il tabaccaio di sempre viene etichettato come musulmano e diventa per questo meritevole del pestaggio. L’uniforme militaresca decreta la morte e la salvezza di uomini che erano abituati a vivere insieme, tutto questo davanti agli occhi indifferenti anche della comunità internazionale. Quando nella scena finale ci viene rivelato come si sono svolti i fatti, ho pensato che fosse un’esagerazione, una sorta di pleonasmo, mostrare ciò che si era intuito, ed invece no. In quella piazza, dove il corpo di Marko viene martoriato fino a morire, non ci sono solo gli aggressori, ma anche il suo amico Nebojsa e un bel gruppetto di gente, che rimangono immobili, semplici spettatori. I morsi della coscienza dei vari personaggi contagiano anche gli spettatori. La regia, nonostante i toni troppo solenni in certi passaggi e la cercata forzatura di dipanare la trama nell’anniversario della morte di Marko, è brillante. Sa aprirsi sui grandi paesaggi, quelli di una natura carsica e quelli di una città squadrata, e inseguire nel dettaglio i corpi stanchi dei personaggi in interni squallidi e spogli dove fa capolino solo la centrale nucleare, o rassettati come quelli della casa di Haris. L’assurdità di quella  guerra, con gli stupri, le pulizie etniche, la questione dell’uranio impoverito, il gran numero di rifugiati, tutto accaduto a soli due passi da noi, si esprime con concreta angoscia in questo film, senza neanche esser menzionata. Tra la macerie di intere città, la memoria di ciò che accaduto e il senso di solidarietà sembrano le uniche vie di salvezza.

Voto 9/10



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