Kurt Browning: Casablanca
Nelle mie intenzioni oggi io avrei dovuto pubblicare un altro pezzo. Avevo già iniziato a scrivere su George R.R. Martin, poi ho temporaneamente messo da parte il testo per dedicarmi a un altro, sempre su Martin, decisamente più impegnativo. Troppo impegnativo, sto faticando molto a fare alcuni collegamenti, e una frase in particolare non ha voluto saperne di essere scritta. Non so quante volte ho messo giù le parole solo per ritrovarmi a cancellarle pochi secondi dopo. Quando una situazione di questi tipo si protrae troppo a lungo serve qualcosa che dia una carica d’energia. Un buon rimedio è il cioccolato extrafondente, con 72% di cacao. Non lasciatevi ingannare dalle scritte sulle confezioni, se c’è meno del 60% di cacao si tratta di cioccolato al latte, dolciastro e perciò immangiabile.
Va bene, sul cioccolato ho delle idee molto precise, ma visto che non è una necessità ma uno dei piaceri della vita, perché valga la pena mangiarlo deve piacere davvero. Accontentarsi di qualcosa di qualità inferiore non è possibile. Solo che io ultimamente ho avuto un po’ troppi incontri ravvicinati con il cioccolato perché la mia linea possa continuare a fare finta di nulla. Voglio ancora entrare nei miei vestiti, vero? L’alternativa al cioccolato è Kurt Browning. Sì, nel corso degli anni ho apprezzato un’infinità di pattinatori e pattinatrici, Scott Hamilton, Gary Beacom, Daitsuke Takhashi, Kristie Yamaguchi, Oksana Baiul, Michelle Kwan, Yu-Na Kim, Jane Torvill e Christopher Dean, Isabelle e Paul Duchesnay, Susanna Rakhamo e Petri Kokko, Ekaterina Gordeeva e Sergej Grinkov e tanti, tanti altri. Mi sembra che l’elenco sia abbastanza lungo già così. Ma Kurt è Kurt. Come con il cioccolato, perché accontentarsi di qualcosa di qualità inferiore? E come il cioccolato mi dà assuefazione. Giuro.
Kurt Browning: Singing in the Rain
Sono andata su Youtube con l’intenzione di guardare un video. Uno solo. Poi ne ho guardato solo un altro. E poi ancora un altro. Ma solo uno. L’ultimo. Che poi era seguito da un altro. E come si faceva a non guardare quell’esercizio là? Va bene, sono una Browning-dipendente. Non ho idea di quanti esercizi ho guardato. So che non sono più tornata all’articolo. Ma non è colpa mia. Avete visto come si muove Kurt? Ha una velocità di piedi incredibile. Le sue sequenze di passi sono intricatissime, originali ed eseguite con una rapidità che toglie il fiato. I salti immensi, fluidi e perfetti. Va bene, a volte sbaglia e cade anche lui, ma nella maggior parte dei casi sembra che stia prendendo in volo. E la sua compostezza è magistrale. La mimica è eccezionale. Lui non pattina sulla musica, la interpreta. Con tutto il corpo, dalle espressioni facciali al più piccolo movimento delle dita. Il senso del tempo è perfetto. Da un po’ di anni è anche coreografo, e si vede che i suoi pezzi sono pezzi che ha davvero fatto propri, non compiti che esegue alla perfezione. L’energia che sprigiona è travolgente, e quando decide di presentare un pezzo comico mi fa ridere fino alle lacrime. Nessun altro ci riesce.
Sono due le droghe alle quali non so proprio dire di no. Una si chiama cioccolato extrafondente. L’altra si chiama Kurt Browning. E visto che invece di scrivere ho passato il mio tempo ad ammirarlo, ripropongo qui alcuni dei suoi capolavori. Perché quando lo sport raggiunge certi livelli non è più sport ma arte.
Campionati del Mondo 1993, programma corto: Break dance. Kurt scende sul ghiaccio al minuto 1. Aveva già vinto tre mondiali, ma il 1992 era stato un anno deludente. E poi si è presentato così:
Campionati del mondo 1993, programma lungo: Casablanca. Quest’esercizio ha rivoluzionato il pattinaggio, ha fatto capire cosa significhi davvero proporre un’intera storia sul ghiaccio:
Singing in the Rain, davvero. L’esercizio inizia dopo 1:05:
Singing in the Rain
Singing in The Rain, versione 2012 senza pioggia. Va bene, si è giocato i capelli per strada, ma ci rendiamo conto di come si muove ancora quest’uomo a 46 anni? Senza pioggia l’aspetto tecnico è molto più importante, perché qui può fare salti e passi che quella poltiglia su cui si muoveva nell’altra versione non gli consentiva, anche se si perde qualcosa nella suggestione della coreografia. Entrambi esercizi stupendi.
Singing in the Rain
Campionati del Mondo professionisti 1996: Summertime. Il secondo titolo mondiale da professionista per Kurt Browning:
Summertime
Campionati del Mondo professionisti 1997: Brickhouse. Terzo e ultimo titolo da professionista. I titoli da dilettante erano stati quattro:
Brickhouse
Kurt in versione pagliaccio per il Rag-GIDON-Time del 1998:
Rag-GIDON-Time
1999, Meditation from Thais:
Meditation from Thais
Bedlam Ballroom 2000. Programma eseguito interamente a una velocità paurosa, salvo quel paio di istanti in cui si ferma all’improvviso senza neppure frenare. Ma come diavolo fa a muoversi così? L’energia che sprigiona è incredibile, anche quando cade su un salto e trasforma la sederata in un elemento coreografico. Interprete perfetto, da prima dell’inizio della musica a dopo il suo termine, quando già sta uscendo di scena. Davvero, non ho parole.
Bedlam Ballroom
Ora la difficoltà è rimettermi a scrivere e non riprendere la visione.