Le insidie in chiave “razzista” contro il ministro Kyenge del Governo Letta
Dando uno sguardo al sito istituzionale del Governo e, in particolare, alla pagina riguardante la biografia dei Ministri si può appurare che Cécile Kyenge Kashetu è nata nella Repubblica Democratica del Congo, è cittadina Italiana, è coniugata e ha due figlie. Laureata in medicina e chirurgia a Roma presso l’Università Cattolica, si è specializzata in oculistica all’università di Modena. Prima di assumere l’incarico di Ministro per l’Integrazione ha svolto la professione di medico, ma impegnata da sempre sui temi della promozione sociale e dell’integrazione. Il 25 Febbraio 2013 è stata eletta alla Camera dei deputati – XVII legislatura. Il 28 Aprile 2013 è stata nominata Ministro per L’Integrazione dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. In base alla sua provenienza e alla carica ricoperta, la figura del Ministro di origine congolese ha suscitato poco entusiasmato sin dalla sua elezione. La causa di ciò può essere rinvenuta nella sua linea politica, ovvero nelle sue proposte in tema di integrazione e nel colore della sua pelle.
Famoso è il suo intervento a favore dello “ius soli” cioè, letteralmente, il diritto del suolo; un’espressione che indica l’acquisizione della cittadinanza di uno Stato come conseguenza del fatto giuridico di essere nato nel territorio dello Stato in considerazione, indipendentemente dalla cittadinanza posseduta dai propri genitori. L’istituto giuridico in considerazione è diventato, in base alle ultime dichiarazioni della Kyenge, ius soli “temperato”, l’unica forma presente nella Ue. Lo ius soli temperato, ha spiegato il ministro, è quello che “parte da un processo di integrazione dei genitori nel paese di accoglienza“, quindi “dal numero di anni che i genitori vivono in un territorio“. Il ministro ha fatto l’esempio della Spagna, dove “bastano due anni di residenza per chiedere la cittadinanza e per far sì che i figli che nascono dalle coppie dove uno dei due risiede da almeno due anni possa chiedere automaticamente la cittadinanza ai figli quando nascono“.
Oltre a ciò, è da tenere presente la sua posizione sul reato di clandestinità che, come dichiarato a Radio24, “per la sua utilità, non può prescindere dall’analisi costi-benefici per il Paese”. Una politica, dunque, percepita come lassista e permissiva nei confronti degli immigrati, che ha mobilitato buona parte dell’opinione pubblica italiana generando non poche accuse verso lo stesso Ministro dell’Integrazione. Accuse trasformatesi addirittura in sgradevoli insulti, come quelli esternati a metà luglio dal Senatore leghista Calderoli, che ha paragonato la Kyenge a un orango, facendo (indirettamente) breccia sulle sue origini, sul suo aspetto somatico e sul colore della sua pelle. Immediate le richieste di dimissioni del Senatore del Carroccio da parte della CGIL e del quotidiano “L’Unità”, applaudite dal Presidente della Camera, Laura Boldrini.
Sulla vicenda Calderoli-Kyenge, però, è intervenuto anche Umberto Bossi.
Per il fondatore della Lega “Calderoli ha sbagliato. Ma – prosegue - è stato strumentalizzato enormemente, ed ha fatto bene a non dimettersi”. Quanto al Ministro, il leader storico della Lega osserva: “È stata tirata fuori dal nulla. La sinistra ha perso i voti dei lavoratori e cerca di prendersi i voti degli extracomunitari. È il progetto rivelato dal tentativo di dare loro la cittadinanza a tutti i costi. Non a caso - conclude Bossi - Kyenge parla di eliminare la Bossi-Fini, che è l’ultima barriera, pur se debole, per fermare l’immigrazione clandestina. Dall’Africa arriverebbero cento milioni di persone e noi non saremmo in grado di sostenerle perché non ci sono posti di lavoro”.
Le scuse e i ripensamenti di Calderoli (accettate peraltro dal Ministro Kyenge) non sono bastati, tant’è vero che il caso è finito in tribunale e il Vice Presidente del Senato è formalmente indagato dalla Procura di Bergamo con l’accusa di “diffamazione aggravata dall’odio razziale”. Nonostante questi episodi, la disputa Lega Nord – Ministro Kyenge non sembra placarsi. Recenti, infatti, sono le dichiarazioni del Ministro dell’Integrazione che – in seguito alle parole di Maroni che ha giudicato la proposta sullo ius soli “non sbagliata, ma sbagliatissima e da contrastare” – nella serata di ieri ha sostenuto quanto segue: “I continui e reiterati attacchi da parte di esponenti della Lega Nord” sono diventati “ormai intollerabili“.
Il ministro per l’Integrazione, Cecile Kyenge, non ci sta più, e parlando di “atteggiamenti non consoni” minaccia di disertare la festa della Lega a cui è stata invitata: “Maroni faccia appello ai militanti perché cessino subito gli attacchi nei miei confronti. Se non avverrà, sarò costretta a declinare l’invito alla festa della Lega Nord a Milano Marittima“. Per contro, il governatore della Regione Veneto, Luca Zàia, risponde così: “Mi auguro che il Ministro Kyenge vorrà confermare la sua presenza, perché è proprio nei momenti in cui lo scontro diventa più duro e difficile che non va abbandonata la strada del confronto, sempre se si è convinti delle proprie idee. Come ho già avuto modo di spiegarle anche di persona, da noi certamente affronterà un confronto serio e magari spigoloso sui temi, ma sempre accompagnato dalla massima educazione e ospitalità”.
Alle minacce e agli insulti “formali” contro il Ministro dell’Integrazione non sono mancate quelle “informali”. Clamoroso rimane il lancio di banane avvenuto a Cervia, qualche giorno fa, durante la festa del PD. Il ministro Cecile Kyenge ha replicato con ironia su Twitter al gesto razzista, sostenendo che “con la gente che muore di fame e con la crisi, sprecare cibo così è triste“. Nello stesso luogo il Ministro ha subìto anche una contestazione da parte di Forza Nuova, che ha fatto ritrovare manichini imbrattati con vernice di colore rosso con cartelli e volantini con la scritta: “L’immigrazione uccide – no ius soli“. Recente è, ancora, l’intervento da parte della Digos scaligera contro un uomo veronese di 61 anni che aveva postato su Facebook una foto di una stanza piena di armi dichiarandosi pronto a “festeggiare l’arrivo della ministra negra” e che aveva scritto il messaggio “le banane (per l’orango n.d.r.) infiliamogliele nel c***!”.
Oggi, invece, è la volta di un ragazzo di 19 anni, incensurato frequentatore della curva sud dell’Hellas Verona, che ha postato sul suo account Facebook la seguente frase: “A Cervia le banane, a Verona le bombe a mano”. Il giovane è stato intercettato e perquisito dalla Digos locale, nonché denunciato in stato di libertà per “minaccia aggravata ad un Corpo politico dello Stato”.
Un bel carico di responsabilità quello pendente sul Governo Letta che, oltre a doversi occupare della delicata situazione economico-finanziaria dell’Italia, deve fare i conti anche con il “malcontento razziale” di buona parte della popolazione. Per quanto fondato possa essere il malcontento dei cittadini italiani sull’operato del suddetto Governo e, in particolare, sulle proposte politiche del Ministro dell’Integrazione, il richiamo alla libera espressione può essere legittimo soltanto se si adottano misure paritarie di confronto e se non si confondono i diritti con il non rispetto e la presunzione. La via che si sta seguendo non è di certo quella idonea a risolvere i problemi che attanagliano la Nazione.