Kyenge, lezione di stile all'Italia razzista (di don Antonio Sciortino)

Creato il 28 luglio 2013 da Tafanus

A Cervia la signora ministro è stata insultata con il lancio di banane. E' la partita aperta da Calderoli, che non possiamo chiudere con quattro parole di scusa  (Fonte: Famiglia Cristiana)

Al peggio non c’è mai limite. E davvero “il sonno della ragione genera mostri”. Pensavamo non si potesse arrivare a tanto in un Paese che si dice civile e rivendica la sua forte identità cristiana. A Cervia contro la signora ministro Kyenge sono state lanciate due banane durante la festa del Pd, un partito che, di questi tempi, non si fa proprio mancare nulla! All’incivile e becera contestazione razzista, che offende pure Cervia e i suoi cittadini, la signora Kyenge ha risposto con signorile e amara ironia: “Con la gente che muore di fame e la crisi, sprecare cibo così è triste”.
C’è, però, da chiedersi: ma nessuno si è accorto di chi erano quelle manine che lanciavano le banane? O, forse, è meglio girare lo sguardo altrove, come si è fatto in questi anni, quando sono stati sminuiti gesti e parole xenofobi della Lega, con il complice silenzio degli alleati cattolici? L’episodio di Cervia è il frutto avvelenato di un degrado civile ed etico che ha corroso il Paese e le coscienze dei cittadini. Non è un episodio isolato. Qualche giorno prima, a Forte dei Marmi il sindaco Pd - che però respinge le accuse di razzismo - ha fatto recintare un tratto di spiaggia e un pontile dove i venditori ambulanti trovavano un po’ d’ombra nelle ore più calde del giorno. Nella partita di calcio Milan-Sassuolo il giocatore d’origine africana Kevin Constant, preso di mira da cori razzisti, ha scaraventato il pallone in tribuna e ha abbandonato il campo. Purtroppo, non l’hanno seguito gli altri giocatori del Milan. Così come mina la credibilità del suo sdegno e delle parole di solidarietà a Kevin Costant l’ammonizione di Galliani al suo giocatore per aver abbandonato il campo di gioco.
Fino a quando una partita di calcio varrà più della dignità di una persona, difficilmente si potrà estirpare il cancro del razzismo. Negli stadi e altrove. Lo stesso vale per l’onorevole Roberto Calderoli, vice presidente del Senato. Fino a quando non darà le dimissioni, traendo le conseguenze delle sue vergognose offese alla signora ministro Kyenge, chiunque si sentirà autorizzato a offendere impunemente lo straniero di colore, abbassando il livello di civiltà nel Paese. Glielo ha chiesto, in più occasioni, il presidente del Consiglio Enrico Letta. Gliel’hanno chiesto gli italiani che si vergognano d’essere così rappresentati alla vicepresidenza del Senato. In un sussulto di dignità, dovrebbe chiederglielo la sua stessa coscienza.
Per questo, il “caso Calderoli” non è affatto chiuso, contrariamente a quanto ripete il segretario della Lega e presidente della Lombardia Roberto Maroni. Sperare, com’è avvenuto in passato, nell’oblio del tempo e nella scarsa memoria degli italiani, è calcolo sbagliato. Il vento è mutato e l’indignazione dei cittadini non si arresta. Sarà difficile fermare l’onda civile ed etica che cresce nel Paese, perché l’Italia è, senz’altro, migliore dei politici che la rappresentano.

(Don Antonio Sciortino)


Io, ateo, sono grato a don Sciortino per questo articolo, che condivido dalla prima all'ultima parola. Ma gli sono MOLTO grato soprattutto per aver tirato in ballo, senza peli sulla lingua, il "complice silenzio degli alleati cattolici". Per ripulire questo paese da "bananieri" e statisti in mutande non bastano poche, tardive, reticenti parole di dissociazione e di circostanza. Gli "alleati cattolici" possono salvare la faccia, e l'eventuale coscienza, solo imponendo la cacciata di questo personaggio, indegno di occupare la poltrona di vicepresidente del Senato. Gli strumenti esistono: ad iniziare da una ben congegnata e impietosa azione di mobbing. Grasso eviti di assegnare a Calderoli un solo monìmento di direzione dei lavori d'aula. Se Calderoli dovesse sedere su quello scranno, tutte le persone perbene lascino l'aula. E stendano un cordone sanitario di isolamento nei confronti di questo orango delle valli bergamasche.

Tafanus


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