Se vai in Giappone, cerca d’essere nell’antica capitale il 21 del mese. Piccola guida al mercato Kobo san (e qualche appunto sul perché amo il Giappone d’inverno)
Mi faccio largo fra la folla, ho perso qualsiasi punto di riferimento. La pagoda che ho davanti sono sicuro di averla già vista e così anche questo monaco cantilenante che raccoglie le offerte. Provo ad ascoltare il timbro della sua voce e faccio appello alla memoria uditiva per ripercorrere i miei passi perché voglio ritrovare quel vecchio set da saké che scovato ore fa in mezzo ad altre cianfrusaglie. E dire che dovrei conoscerlo questo mercato. Volete la certezza di trovarmi? Non venite a casa mia, a Bologna, ma il 21 gennaio al tempio Toji di Kyoto per il mercato delle pulci Kobo san. Dal 2011 (quando Ivan, mi disse di non perdermelo) non sono mancato una volta anche se abito dall’altra parte del mondo. Il mercato a Kyoto c’è il 21 di ogni mese, in memoria di Kobo Daishi, che qui portò il buddismo shingon (ed è sepolto al Monte Koya), ma a me in Giappone piace venirci proprio d’inverno, in particolare a gennaio. Amo vedere la neve sui templi – quando c’è, raramente – i cieli azzurri e tersi, riscaldarmi con una scodella di ramen rovente o sbollentarmi nell’acqua a 42 gradi di un onsen – i bagni termali nipponici -, pratica capace di immunizzarti nei confronti del gelo come nient’altro. Così ho finito per venire sempre lo stesso giorno, anche perché è il primo mercato dell’anno e uno dei più importanti. Ma mi perdo immancabilmente nel dedalo di bancarelle.
La folla al Toji (foto di Patrick Colgan, 2014)
La caccia all’affare (e al cibo)
Mi sono smarrito in questa marea di gente di un mercato asiatico perché ho tentato di mettere in pratica uno dei segreti che ho imparato. Questo è uno dei pochi posti in Giappone dove si può trattare sulla merce, e quando il sole comincia a calare e le bancarelle cominciano a mettere via i pezzi esposti i prezzi calano drasticamente, gli sconti fioccano. Il commerciante che ti riconosce perché avevi guardato a lungo e chiesto informazioni su un pezzo costoso ti ferma e te lo offre al cinquanta per cento. Una volta ho preso un bellissimo tokkuri (bottiglia da sake) decorato a mano del periodo Meiji. Ma perdersi è facile ed è difficile ritrovare ciò che si è deciso di tornare a cercare più tardi. La gente è tantissima, l’area del tempio è sconfinata e le bancarelle che cominciano a smontare tavolini, coperture, tende, ombrelloni cambiano il paesaggio e confondono le idee. Ala fine non lo trovo, ma me ne torno comunque a casa con sacchetti pieni di stampe, libri, tazze, bacchette, un haori (sorta di giacca che si mette sopra il kimono) e altro. Qui si trova di tutto, dai venditori di antiquariato costosissimo, ai kimono usati, alla ceramica, fino a semplici suppellettili da tutti i giorni. Insomma è un ottimo posto per acquistare souvenir, ma anche pezzi pregiati.
Lo street food
Il divertimento non finisce qui: ci sono bancarelle che propongono ogni tipo di cibo di strada giapponese, dai taiyaki (biscotti a forma di pesce, ma in realtà dolci e col ripieno di fagioli azuki) ai takoyaki (pallette di pasta con un pezzetto di polipo all’interno), fino ai miei preferiti, gli okonomiyaki nello stile di Hiroshima: a questa specie di pancake salato condito con carne, pesce, cavolo e in genere quello che si vuole (è proprio il significato del nome) si aggiungono anche spaghetti fritti, yakisoba. A cavallo dell’ora di pranzo le file diventano lunghe, ma la varietà è tale che se si ha fretta ci si può sfamare rapidamente. Io, di solito, passo il tempo guardando i cuochi, i loro gesti veloci e precisi, e poi la gente attorno a me: qualche straniero più o meno spaesato (pochissimi turisti, molti residenti), anziani, famiglie, giovani. Ognuno al mercato cerca qualcosa di diverso. Ma l’okonomiyaki è davvero capace di unire tutti.
Takoyaki in lavorazione (foto di Patrick Colgan, 2014)
Okonomiyaki da asporto! (foto di Patrick Colgan, 2014)
Come si può leggere sul cartello ‘Hiroshima yaki’ da asporto (foto di Patrick Colgan, 2014)
Fra le bancarelle del Kobo san (foto di Patrick Colgan, 2014)
Una bancarella del Kobo san (foto di Patrick Colgan, 2011)
Una bancarella del Kobo san (foto di Patrick Colgan, 2011)
Come arrivare, come visitare il mercato
Il tempio Toji
Il tempio buddista Toji – significa tempio dell’est – è stato fondato nel 796. Si trova a sud della stazione centrale di Kyoto. Ci si arriva a piedi (una mezz’oretta, anche se l’itinerario non è bellissimo), oppure con un bus: in genere quelli che vanno al tempio sono ben indicati. Non ci si sbaglia: il tempio è circondato da un muro imponente su una vastissima area ed è contraddistinto da un’altissima pagoda. E’ la più alta in Giappone di questo tipo: oltre 54 metri. Fu ricostruita nel periodo Edo da Tokugawa Iemitsu (1600 circa).
Il mercato Kobo san si tiene il 21 di ogni mese, dalla mattina presto fino a circa un’ora prima del tramonto (d’inverno le bancarelle chiudono già intorno alle 16). Arriva per tempo perché servono come minimo un paio d’ore per farsi un’idea e qualche acquisto: muoversi fra la folla è molto lento. In caso di pioggia il mercato potrebbe chiudere molto prima.
Link Utili
Toji flea market – Deep Kyoto (in inglese)
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