Una delle caratteristiche della nostra società consumistica è quella di trasformare ogni tipo di ricorrenza in occasione per spingere la gente a lanciarsi nello shopping. L’immediata conseguenza di tale strategia di marketing è ovviamente quella di distogliere l’attenzione da una fruttuosa riflessione sul perché certe ricorrenze siano state istituite, sul loro significato attuale e sulla necessità o meno di mantenerle. In questo modo veniamo derubati di un’occasione per far fare un po’ di ginnastica al cervello, e sfortunatamente le conseguenze di tale mancanza di esercizio di vedono solo sul lungo termine.
Molte di noi, oggi, saranno sicuramente state omaggiate di un rametto di mimosa. Qualcuna di noi si sarà sentita offesa perché il proprio amante/amico/compagno non si è ricordato di comprare nemmeno un pensierino. Certe di noi questa sera usciranno con amiche che non vedono dal ferragosto scorso perché: “è la festa della donna e bisogna festeggiare”.
Alcuni dei nostri amanti/amici/compagni ci avranno regalato l’agognato rametto di mimosa. Altri stasera ci guarderanno uscire agghindate a festa sorridendo con aria bonaria. Qualcuno avrà voluto fare le cose in grande e si sarà recato in concessionaria perché sulla pagina fb della Fiat ha visto il seguente annuncio:
Di pessimo gusto. Infatti, a causa delle proteste degli utenti è stato ritirato poche ore dopo la pubblicazione dagli stessi autori della pagina, scatenando un vespaio di polemiche in merito alla presunta mancanza di senso dell’umorismo e capacità di cogliere l’ironia delle veterofemminste. Qualche considerazione. Per giocare con gli stereotipi, soprattutto quelli sessisti in un’Italia così piagata dal fenomeno del femminicidio, bisogna avere una consapevolezza granitica degli stessi ed essere sicuri di aver a che fare con un pubblico in possesso dei medesimi nostri strumenti per decostruirli. Altrimenti si finisce con l’alimentarli e basta e non è sicuramente quello che ci auguriamo per questo 8 marzo. Così come per nessun altro giorno dell’anno.
#tenetevilemimose.