Siamo al solito.
L’8 Marzo festa della donna blabla blabla e blabla..
No basta,vi prego.
Se proprio vogliamo restare in tema “donna”,allora voglio parlare della donna che lavora e manda avanti una famiglia,che annaspa nel piccolo stipendio che prende e che poi pero’ fa sacrifici per comprare il vestito al bimbo suo.
Della sua capacita’ molto piu’ veloce ad amalgamarsi nel lavoro,capirlo,comprenderlo e sopportarlo,nonostante la vigliaccheria del maschio e del suo potere che crede ancora di avere verso di loro.
Voglio parlare dell’ equiparazione ingiusta,meschina che si tira fuori come fosse una meta da affiancare o raggiungere quando si dice che lei,la donna,si e’ integrata nella societa’ rivendicando i propri diritti pari al maschio.
Ma lei,la donna,li aveva sempre avuti.
Persi e messi da parte dal maschilismo dominante che c’era e che ha oppresso per anni la sua liberta’.
Voglio pensare alla donna siriana,mamma e vedova allo stesso tempo.
Nel suo prendere in braccio il corpo inerme del figlio colpito dai barili assassini del vigliacco Assad.
O la mamma palestinese,che sotto un nazismo mascherato di liberta’,vuole difendere il suo territorio,la sua gente e le sue tradizioni,quelle che Arrigoni perse con la propria vita.
E poi’ penso a loro,le donne della mia citta’.
Quelle che hanno pianto figli e mariti,a quelle che hanno lavato le tute da operaio piene di diossina e veleni.
Loro,le donne di Taranto,eroine dei tempi oscuri dove la parola rispetto e’ utopia.
Questo e’ per me l’8 Marzo.
Una data,tante donne e ruoli da difendere…sempre.