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L'abbigliamento dei carolingi (viii-ix secolo)

Creato il 27 settembre 2012 da Laurenv

abbigliamento carolingio

Gran parte delle stoffe utilizzate in questo periodo provenivano dagli opifici di proprietà del demanio imperiale, tra le più diffuse vi erano la lana e il lino. Anche la seta era molto ricercata, veniva importata da Bisanzio e serviva per realizzare anche altre due stoffe: lo storax, decorato da motivi di croci, ed il cendal, una seta sottile e lucente.

Fondamentale per realizzare guanti, calzature, mantelli e altri capi d'abbigliamento erano infine le pelli, la cui lavorazione era riservata ad artigiani specializzati. Le più comuni erano quelle di bue, di capra, di pecora e di lupo.

Per quanto riguarda l'abbigliamento, ogni gruppo sociale aveva il suo vestito: risale a questo periodo un regolamento che prescrive la quantità, la qualità e la tipologia degli indumenti che è possibile indossare.

A contatto con la pelle gli uomini indossavano una camicia, generalmente in tela di lino, accompagnata dai femoralia, arcaiche mutande. Le gambe erano coperte da brache molto aderenti e lunghe fino al ginocchio, a volte potevano essere completate dai tibialia, una sorta di ghette di tessuto trattenute attorno al polpaccio per mezzo delle stringhe delle scarpe.

Sopra a camicia  e brache si indossava la tunica. Essa poteva essere realizzata in due lunghezze: la tunica corta arrivava di poco sopra la caviglia ed era dotata di maniche piuttosto aderenti lunghe fino al polso; la tunica lunga era prerogativa del re e più in generale della nobiltà, arrivava fino a terra e probabilmente veniva indossata solo in occasioni particolarmente solenni.

Sopra la tunica i nobili indossavano una sopravveste con ampie maniche lunghe sino al gomito, in lino o seta, orlata da ricami. Oppure si poteva usare un gilet, una sorta di corsetto di pelle o pelliccia. Un altro capo comune a tutti era il mantello, la cui foggia e materiale denunciavano lo status del suo possessore. Tre erano le tipologie più diffuse: la prima era un semplice triangolo di stoffa chiuso sulla spalla destra per mezzo di una fibula, in modo da garantire una certa libertà di movimento; la seconda era riservata ai giovani e consisteva in un drappo corto fissato da fibule su entrambe le spalle; l'ultima foggia era un mantello molto simile alla toga romana, che come quest'ultima si avvolgeva attorno al corpo. Raro era il lussuoso roccum, un mantello di pelliccia lungo fino alle caviglie.

carolingi 2

Molto semplice era l'abbigliamento femminile. Anche le donne adottavano come indumento intimo la camicia, in lino sottile, con maniche lunghe fino ai polsi. Una novità era rappresentata dalla gunna, la controparte femminile della tunica. Essa era stretta in vita da una fascia di tessuto, o nel caso delle nobildonne da una cintura ornata da pietre preziose, e arrivava fino alle caviglie.

Anche le donne indossavano il mantello, che però assomigliava più ad un moderno poncho: aveva una forma circolare e era completato da un cappuccio, spesso di colore volutamente diverso dal mantello. Nelle classi più elevate tale cappuccio poteva essere sostituito da un velo.

Tra le calzature più diffuse presso gli uomini vi erano gli stivali, realizzati con diversi tipi di pelle e spesso foderati di pelliccia. Molto pratiche erano le gauloises o galosce, scarpe con la suola di legno da indossare nei giorni di pioggia. Infine vi erano i calzari in pelle, semplici e di colore scuro quelli del popolo, in cuoio colorato e decorato da pietre preziose per la nobiltà.

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fonte: "Le arti della moda" di Anna Florenzi

 

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