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L’abbraccio a Confindustria e l’ABC della politica

Creato il 23 febbraio 2012 da Trame In Divenire @trameindivenire

L’abbraccio a Confindustria e l’ABC della politica

Quei ladri fannulloni dei lavoratori e i loro protettori

Stando a Confindustria e alla Marcegaglia i sindacati difendono quei ladri fannulloni dei lavoratori.  Per questo Emma chiede flessibilità in entrata e in uscita. Il lavoro basta che si pieghi come un giunco, prono al cospetto dei padroni. D’altra parte si pone la questione del credito alle imprese. Le grandi, s’intende, a cominciare dalla banche stesse che pagano il credito all’1% e lo concedono a non meno del 5%, con le dovute eccezioni e fin oltre i limiti dello strozzinaggio: dipende da chi lo chiede. E bene che vada, al netto delle spese un 10% non te lo toglie nessuno. Alla faccia di crescita ed equità. Oltre che di quei fondi UE sottratti al lavoro.

Piccole imprese, artigiani, commercianti, quelli che ancora oggi hanno un rapporto diretto con i lavoratori e il lavoro, che poi so’ lavoratori anch’essi. Operai di sé stessi, madri e pardi di famiglia, ormai sull’orlo del precipizio, molti già andati giù, giovani e adulti strozzati dalla precarietà nel lavoro e nella vita, beh, quelli se la sbattano pure. A loro il credito non serve. Gli può bastare di rovistare tra i rifiuti del mercato. E se proprio lo vogliono – il credito – possono rivolgersi agli strozzini del sistema, le banche, che quando lo concedono li conciano per le feste. Sempre meglio tenerli stretti nella morsa della necessità, ottimo strumento di ricatto. Il credito meglio darlo agli amici speculatori del mercato. Minimo sforzo e massimo risultato.

Chi glielo dice a Confindustria e alla Marcegaglia che il maggior freno allo sviluppo economico delle imprese (italiane ed estere) in Italia non è l’art. 18, ma l’inadeguatezza o la totale mancanza, del reddito e l’inaccessibilità al credito della stragrande maggioranza degli italiani, artigiani, commercianti e operai compresi? Basterebbe invece una semplice legge sulla tutela del credito commerciale, viste le difficoltà e i tempi biblici dei contenziosi (una media di un anno, quando si risolvono!), mal comune diffuso, per restituire fiducia e ossigeno al lavoro e all’impresa, soprattutto la piccola, popolo delle partite iva compreso. Non sarà questo uno dei fattori che scoraggia l’impresa a investire in un paese ad alto rischio commerciale, senza sicurezze e garanzie di legge, dove il raggiro, la truffa e comunque il malcostume nei rapporti commerciali sono perennemente dietro l’angolo indisturbatamente?

La benzina sale, lo spread pure, la disoccupazione non ne parliamo, le tasse peggio che andar di notte, assicurazioni, elettricità, sigarette, Imu, Iva e balzelli d’ogni sorta. Beh, per il resto fate voi. Sale anche il reddito di lorsignori, banchieri, tecnocrati, politici nominati e non, e padroni di ogni sorta. L’abbraccio tra le lobby e la casta. Intanto, mentre Monti obbliga il paese alla più brusca retromarcia dell’era repubblicana, lui va “avanti tutta”, con buona pace di larga parte del parlamento. E così l’ABC della politica (Alfano, Bersani, Casini) si risolve tutto nel inciucio elettorale in attesa del 2013. Zero preferenze e sbarramento di protezione per il sistema consolidato. Alla faccia della rappresentanza democratica e del rinnovamento della politica.

Al tempo dei tecnocrati, sacerdoti del redivivo liberismo in salsa speculativa, pare proprio non ci sia  speranza per la dignità del lavoro e della politica.  In Italia ormai la spuntano le corporazioni, a partire da quelle politiche e a seguire taxi, tir, farmacisti, notai… , come fossimo in un grottesco “ritorno al passato” senza diritti ed equità, in cui regna sovrana la discriminazione e la reiezione, economica e sociale.

giuseppe vinci


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