Un tema caldo, di cui sentiremo parlare nei mesi a venire, riguarda il rapporto tra banche e debiti sovrani. Un rapporto ritenuto per alcuni, sopratutto nella Core Europe, malsano e da regolamentare urgentemente.
E’ da un po’ che si parla dell’argomento, da quando la crisi finanziaria e del debito sovrano hanno messo in pericolo i bilanci bancari. Le autorità monetarie hanno capito che è urgente interrompere il nesso tra debito e banche, in cui i traballanti bilanci degradano la solvibilità dello Stato sovrano, e viceversa. Per completare l’unione bancaria, una rivalutazione del trattamento normativo delle esposizioni sovrane negli istituti è cruciale.
Il quadro normativo attuale privilegia enormemente l’esposizione in debito emesso dagli Stati, in tutte le sue forme. Mentre le esposizioni delle banche verso una singola controparte, o emittente, è strettamente regolamentata e limitata ad un quarto del capitale di rischio, le esposizioni verso debiti sovrani sono esentate dal regime dei grandi fidi. Esposizioni verso gli Stati hanno requisiti di capitale bassissimi o addirittura pari a zero !!!
Tale trattamento preferenziale ha fatto in modo che l’esposizione di tali debiti nei bilanci bancari, sia cresciuta notevolmente nel corso degli ultimi cinque anni; dal 4% al 5,3%. Non solo è cresciuta in termini assoluti, ma si è assistito ad una concentrazione sempre maggiore verso i debiti del proprio paese di origine. Complice il fatto che con l’acuirsi della crisi del debito sovrano in europa, i flussi transnazionali di liquidità sono diminuiti e le istituzioni bancarie hanno concentrato gli acquisti verso prodotti “nazionali”.
Recenti studi hanno inoltre evidenziato come le banche di maggiori dimensioni, le banche meno capitalizzate e quelle che più fanno ricorso a fondi all’ingrosso (interbancario), siano le realtà maggiormente investite in bond sovrani rispetto ad altre. Quindi sono le banche più vulnerabili che si espongono al debito degli Stati.
Banche deboli investono in obbligazioni sovrane ad alto rendimento, rifinanziando l’asset class tramite bassi tassi interesse di mercato. Tali carry trade sostengono la bassa redditività degli istituti e fanno rinviare i necessari adeguamenti del loro modello di business.
Rischi sui debiti degli Stati, potrebbero anche danneggiare l’economia reale. Le banche che sono molto esposte in tal senso, hanno nel tempo ridotto i prestiti al settore privato.
L’attuale ipotesi di regolamentazione che sancisce i titoli di Stato come esenti da rischi è stata ormai superata dalla recente esperienza. I tempi sono ormai maturi per affrontare il problema delle esposizione sovrane. Molto presto vedremo le autorità monetarie impegnate su questo fronte, al fine di interrompere l’abbraccio mortale Banche – Stato.