La distanza che passa tra la giustizia e la vendetta è forse (dico forse) la misura della distanza tra il nord e il sud, tra le parole gutturali per aprire poco la bocca e prendere meno freddo e le grida del sud (Te lo mando a dire. Ti aspetto fuori. Non guardarmi negli occhi. Non toccare la mia donna) , le urla tra i panni dei vicoli, per superare il caldo, evitare movimenti che si suda. O è la differenza tra colpa e responsabilità tutta racchiusa dentro una religione e la sua Riforma?
Ieri pensavo alle parole di un sopravvissuto alla strage di Breivik: “assisterò fino all’ultimo minuto del processo, attenderò la sentenza e poi mi metterò questa cosa alle spalle”.
La pacatezza di queste parole, la fiducia nel proprio Stato, l’assenza di vendetta ma la voglia pulita di giustizia.
Sì. E’ come dici tu, Alessandro Gilioli:
“Come noto, la Norvegia ha uno dei welfare migliori del mondo, servizi pubblici eccellenti, pari opportunità per le donne, aiuti per studiare e cercare lavoro ai giovani, assistenza agli anziani. Bene, a noi di sinistra può essere utile sapere che quel welfare straordinario non è culturamente e politicamente cosa diversa dalla pena «troppo mite» e dal «carcere di lusso» che hanno destinato a Breivik. Chiaro? Sono due facce della stessa medaglia. Simul stabunt, simul cadent.”
Esattamente.