Far dire la verità ai giornali italiani è un’impresa titanica. Quasi fatica sprecata. L’ultimo fronte di menzogne si chiama Abkhazia. Ieri, un migliaio di manifestanti dell’opposizione ha protestato sotto il parlamento di Sukhumi, la Capitale della repubblica, ed una trentina di essi ha fatto irruzione nelle stanze dell’amministrazione per chiedere le dimissioni del governo, ed anche qualcosa di più.
Sono partite immediatamente le speculazioni occidentali: un altro grattacapo per il Cremlino. Una Majdan caucasica ed antirussa, hanno proclamato gli zelanti giornalisti di casa nostra. Non è così, e se non si tratta proprio del contrario poco ci manca. Il 27 maggio sono incominciati gli assembramenti pubblici per accelerare quelle riforme economiche necessarie alla ripresa che vanno avanti a rilento nel Paese, nonostante gli aiuti russi.
Il Presidente Alexander Ankvab ha annunciato le dimissioni del governo ma i passi concreti in tale direzione sono apparsi troppo deboli e di circostanza. La presa in giro ha acceso gli animi dei manifestanti che adesso pretendono anche la sua testa. E’ stato per queste ragioni che alcuni dimostranti hanno occupato il Palazzo invocando il rispetto della volontà popolare. Ora gli eventi sono in evoluzione e le autorità locali temono di perdere il controllo della situazione.
Tuttavia, parlare di golpe, come ha fatto il Presidente Ankvab, è improprio. I cittadini riunitisi sotto il Parlamento non chiedono un cambio di campo geopolitico ma un potere meno corrotto, in grado di avviare un percorso di riforme più aderente alle istanze del popolo. Uno dei leader dell’opposizione ha dichiarato che stanno cercando di mettere ordine in casa loro senza turbare le relazioni tra Abkhazia e Russia che restano sacre e inviolabili.
Due terzi del bilancio abkhazo, infatti, pesano sugli sforzi russi ma pare che i finanziamenti siano utilizzati piuttosto male. Il sistema bancario è in default e non viene realizzata quella piena integrazione con le strutture industriali e finanziarie di Mosca che sarebbe necessaria al rilancio della nazione.
Ed è proprio questo che vuole la gente, la realizzazione di sinergie più adeguate con il potente vicino. Dal 2010 la Russia ha assistito l’Abkhazia con versamenti in miliardi di rubli, si dice quasi 18 mld. Gli attuali dirigenti hanno speso quei soldi rincorrendo i propri capricci, facendo così crescere il malcontento popolare. I media ucraini hanno iniziato a speculare sulle vicende nel Caucaso per puntare ancora una volta il dito contro Putin, quelli occidentali li stanno seguendo acriticamente a ruota. Invece, è tutta un’altra storia che qualcuno ha interesse a confondere con il disastro di Kiev per incolpare ancora Mosca. Le cose non si incanaleranno però come credono i detrattori del Cremlino, l’ l’Abkhazia risolverà pacificamente le sue contraddizioni, d’amore e d’accordo con i russi, proprio perchè non vuole incorrere nella medesima malasorte dell’Ucraina, attirata in una trappola da Usa e Ue.