Alla domanda circa gli effetti dal punto di vista psichiatrico, il dottore infatti risponde lapidario, «si tratta di un evento conflittuale che ogni donna colpita elabora successivamente», abbattendosi «sulla visione della vita, della famiglia e sulle risorse sociali e psicologiche», senza nessuna eccezione per la «vulnerabilità psichiatrica». Senza girarci tanto intorno, il professore dichiara, «è difficile sottrarsi alla realtà dei fatti», i quali «hanno un impatto personale innegabile».
Nel consenso informato e nella sua reale capacità informativa, il dottor Gurpegui non nutre molte speranze. «Vera informazione» non viene fornita, commenta, «almeno [non] in molti istituti del nostro ambiente». E sull’annosa questione se «l’aborto sia realmente un diritto della donna o se ne sia vittima» dichiara, «la legge influenza enormemente come la gente pensa», riferendosi all’attuale legislazione spagnola in materia introdotta da Zapatero, che lo considera un diritto, «ma ignora il diritto -riconosciuto dalla Costituzione spagnola- del nascituro». «A mio parere, -conclude il dottore- donne e uomini sono vittime di questa e di altre conseguenze della banalizzazione della sessualità».