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L'aborto non è più un diritto in Spagna. Migliaia di persone protestano in tutto il Paese

Da Rottasudovest
Non ci stanno, gli spagnoli, alla nuova scandalosa legge sull'aborto, approvata oggi dal Consiglio dei Ministri e in linea con quanto annunciato negli scorsi mesi. L'aborto non è più un diritto, titolava stamattina a titoli cubitali eldiario.es, mentre elpais.com pubblicava le dieci ragioni per cui la legge sull'aborto del 2010 non dev'essere toccata. Tre anni fa il Governo di José Luis Rodriguez Zapatero ha portato la Spagna in Europa anche per l'aborto, lasciando alla donna la libera scelta di abortire, qualunque fosse la ragione, entro i primi tre mesi di gravidanza, e permettendo l'aborto nel caso fosse in rischio la salute della madre, fino alla 22° settimana, quando la donna sarebbe stata sottoposta a parto indotto per cercare di garantire la sopravvivenza anche del feto. Contro questa legge, si è immediatamente scatenata la Chiesa Cattolica, con tutte le sue funeste armi, dai pulpiti ai media della destra fino allo stesso PP. Ci sono state proteste e manifestazioni, anche perché la legge sosteneva l'educazione sessuale per i più giovani e la possibilità di abortire senza che i genitori ne fossero a conoscenza anche per le minorenni dai 16 anni in su. Il PP ha  promesso che avrebbe modificato la legge non appena arrivato al potere ed è l'unica promessa che ha mantenuto, in un programma ampiamente disatteso. Se n'è vantato il ministro della Giustizia Alberto Ruiz Gallardón presentando la nuova proposta di legge sull'aborto. Se la legge venisse approvata, l'aborto non sarebbe più libero, ma verrebbe permesso per due sole ragioni, la violenza sessuale e il pericolo di vita per la madre. Per entrambe le ragioni la donna dovrà avere il placet di due medici diversi da quelli della clinica a cui si è rivolta. Le cliniche abortive non potranno farsi pubblicità e tutti i medici avranno il diritto di esercitare l'obiezione di coscienza, anche nel settore pubblico. Non esiste più il diritto all'aborto per le malformazioni del feto, perché, aveva già spiegato il Ministro un anno fa, e lo ha ribadito, "non esistono feti di serie A e di serie B, così come non esistono cittadini di serie A e di serie B". Lo zigote equiparato a una persona, lamentavano costernati nei commenti sulle pagine web dei quotidiani. Con questa legge la Spagna torna indietro di oltre trent'anni, dato che la prima legge sull'aborto, voluta nel 1985 dal Governo socialista di Felipe Gonzalez, permetteva l'interruzione della gravidanza non solo per violenza e pericolo di vita della madre, ma anche per la malformazione del feto. Ma torna indietro anche perché torna a negare alle donne l'autonomia di decisione e il controllo del proprio corpo (ai tempi del franchismo, come ha mostrato un serial di successo, Cuéntame, alle generazioni più giovani, le donne non potevano aprire un conto in banca né andare all'estero senza l'autorizzazione del marito o del maschio di casa; è stato così fino agli anni 70, una quarantina d'anni fa e no, non c'erano i talebani al potere, c'erano i franchisti e la Chiesa Cattolica, il che potrebbe essere la stessa cosa, per i diritti delle donne).
In un bell'articolo per il suo blog Guerra Eterna, il giornalista Iñigo Sáenz de Ugarte scrive: "Con la nuova legge l'aborto non è più un diritto in Spagna. Diventa una circostanza medica in cui si applicano tutta una serie di controlli e ostacoli affinché sia un'altra persona a prendere la decisione definitiva sulla gravidanza. E non vale che sia una sola persona o qualcuno che lavori nel centro sanitario in cui si realizzerà l'operazione. Si tratta di evitare che la donna riceva l'autorizzazione da qualcuno la cui prima funzione è la preoccupazione per la sua salute, che ha l'obbligo professionale di curare. Adesso lei passerà a essere un caso clinico che dev'essere analizzato, senza che la sua volontà sia un fattore rilevante". Un passo indietro nella concezione della libertà individuale, nel rispetto della coscienza personale e nell'autonomia della  donna che fa paura e che dovrebbe preoccupare l'intera Europa. Ieri sera c'è stato un tweet che descrive lo stato d'animo degli spagnoli più attenti alle retrocessioni dei diritti e della libertà in corso nel loro Paese: "Sono spagnolo, con naturalezza. Finora il mio Paese mi preoccupava, adesso mi fa paura". Di questa legge sull'aborto di parlava da mesi in Spagna, si diceva. Il PP sa che la maggior parte degli spagnoli è contraria a toccare in senso restrittivo la legge di Zapatero, ma deve anche saldare i conti con la Chiesa Cattolica, a cui ha promesso di rivedere la legge socialista. Tra le due spinte, ha scelto l'ultima. Così da stamattina, ancora prima che Ruiz Gallardón presentasse la sua legge, su Twitter sono partiti gli hashtag in difesa della libertà d'aborto (#MiBomboEsMio, la mia pancia è mia è stato il primo dei TT di Twitter per ore, fino a notte inoltrata) Ieri sera, dopo le prime reazioni sui media e sulle reti sociali, gli spagnoli hanno sentito che non sarebbe bastato e sono scesi in strada a migliaia. A Madrid si sono concentrati davanti al Ministero della Giustizia, poi hanno bloccato la Gran Via. Ci sono state manifestazioni in tutto il Paese. Donne e uomini insieme. Donne e uomini di tutte le età, a difendere una delle più importanti conquiste della società occidentale in questi ultimi decenni: l'autonomia delle donne e delle loro coscienze, la consapevolezza della maternità, la libertà di decidere da sole cosa fare del proprio corpo. E' stato bello vederli reagire così prontamente, per difendere un diritto che si vuole negare: otto anni di Zapatero non sono passati invano. Il nostro utero è l'ultima cosa che vi rimaneva da rubarci, Fuori i vostri rosari dalle nostre ovaie, dicevano molti cartelli. E' il senso di questa legge così ideologica e di questa Spagna che il PP vuole riportare indietro di decenni e allontanare ancora una volta dall'Europa. Il PSOE ha promesso di tirare fuori l'artiglieria pesante, in difesa della legge sull'aborto e ha chiesto il voto segreto in Parlamento, appellandosi alla coscienza delle donne del PP per sovvertire l'inevitabile approvazione finale, garantita dalla maggioranza assoluta. Il PSOE ha dato alla Spagna una legge sull'aborto in linea con quella degli altri Paesi europei, ha dato agli omosessuali la possibilità di sposarsi e di adottare bambini, ha dato una legge sull'indipendenza delle persone disabili. Il PP sta dando alla Spagna una delle leggi più retrograde d'Europa sull'aborto, ha portato al Tribunale Costituzionale il matrimonio omosessuale, difendendo ossessivamente il matrimonio tradizionale, come se il sì dei gay mettesse in pericolo le nozze eterosessuali, ha svuotato dei finanziamenti tutte le leggi sociali approvate dai governi socialisti di Zapatero. Continuino a dire che PP y PSOE la misma mierda es. Continuino a restare a casa invece di andare a votare, quando è ora di farlo, perché tanto sono tutti uguali. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, con migliaia di persone in strada nella disperata e rabbiosa difesa dell'aborto. E a proposito, se le manifestazioni di ieri sera non fossero state autorizzate e fossero state spontanee, fosse già in vigore la Legge sulla Sicurezza Cittadina che il PP vuole approvare, i manifestanti si beccherebbero multe dai 30mila ai 600mila euro a testa. Grazie al PP, la Spagna sta diventando un Paese in cui i diritti sono garantiti dal denaro che si possiede: potranno manifestare solo i più abbienti, gli stessi che potranno volare a Londra, a Parigi o a Perpignan per abortire. Sì, sì, destra e sinistra non esistono e i partiti sono proprio tutti uguali.


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