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L’acciaieria di Dio e le telefonate arvediste di monsignore

Creato il 02 settembre 2013 da Cremonademocratica @paolozignani

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Nelle foto monili, orecchini in acciaio pregiato con stampati simboli cattolici e persino il Padre Nostro. Formigoni ama, a quanto pare, l’arte fatta con l’acciaio. Lo stesso artista dell’opera che si trova di fronte all’Arvedi ha realizzato anche quella che è stata posta davanti al Pirellone.

Alt, stavolta si parte con la controsmentita preventiva. C’è una gradita email insinuatasi nella selva della mia casella postale elettronica che reca con tanto di firma e richiesta e di anonimato alcune interessanti informazioni.
Va beh, non esageriamo. Sono ricordi di una ventina d’anni fa ma si vocifera anzi si scrive che monsignor Assi allora vescovo di Cremona sollecitasse con raffinata arguzia alcuni autorevoli personaggi di Cava dei Tigozzi e di Spinadesco per convincere i cittadini a non opporsi all’arrivo dell’acciaieria.
E tuttora i rapporti fra Chiesa cremonese e industriale Arvedi non sono per niente conflittuali, anzi. Si obietterà che la Chiesa, osservando il divenire storico o anche la cronaca, assume prospettiva eterna e universale e non pone gli uni contro gli altri né stimola contrapposizioni.
Il fatto è che a quanto pare la Giornata del Creato c’è ancora, il pianeta secondo la Bibbia sarebbe stato creato non certo per conciarlo come lo vediamo. E a Taranto monsignor Santoro ne dice di ottime, rispetto a quelle vecchie telefonate del vescovo cremonese dell’anno di insediamento dell’acciaieria di Arvedi G., il 1986.
Già altri tempi?
Cremona ha una sua Bibbia un po’ particolare?
Intanto si può leggere la dichiarazione di monsignor Santoro, qui sotto.
Ma monsignor Lafranconi si pronuncerà? Forse no. Che cosa penserà tuttavia dell’arcivescovo tarantino? L’Ilva non è l’Arvedi, d’accordo, ma “libertà non significa fare tutto quello che si vuole”.

http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/lecce/notizie/cronaca/2013/31-agosto-2013/monsignor-santoro-interviene-ilvaaia-decreti-non-hanno-cambiato-nulla-2222845425625.shtml

«La contrapposizione fra salute e lavoro è frutto di una dinamica perversa, figlia di coloro che non hanno pensato al futuro di Taranto, ma hanno seguito la strada del profitto immediato». Lo scrive l’arcivescovo di Taranto, mons. Filippo Santoro, nel messaggio per l’8/a Giornata per la custodia del creato promossa per domani dalla Cei, riferendosi alle vicende dell’Ilva, 13 mesi dopo il sequestro degli impianti dell’area a caldo perchè inquinanti. «Purtroppo – aggiunge mons. Santoro – abbiamo assistito allo smarrimento delle classi dirigenti, nazionale e locale, la cui conseguenza è stata una discutibile gestione dell’emergenza e sembra utopico concepire una nuova politica industriale» </blockquote>

COSA PENSERA’ IL NOSTRO VESCOVO (non siamo alieni) DI CHI “NON HA PENSATO AL FUTURO DELLA CAVA E SPINADESCO”?

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