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L'accumulo (non solo) del tempo

Creato il 01 febbraio 2014 da Odio_via_col_vento

 

L'accumulo (non solo) del tempo

John Singer Sargent, Portrait of Dorothy Barnard


Entrare nel secondo mese dell'anno mi fa sempre un certo effetto, sancisce il tempo che passa. Per le prime settimane mi pare normale avere ancora un po' di incertezza nello scrivere la data, quell'ultima cifra che si arrotola su se stessa. Normale essere un po' sospesi, chiedersi per un momento, la mattina al risveglio o la sera, nel bozzolo della stanchezza, a quale punto si sia dell'inverno.

Poi c'è questa svolta: gennaio finisce ed è subito un nuovo mese, un mese che sai sarà più corto, che porta avanti un altro po', verso la primavera....continui a dirti e a ripeterti il mantra abituale sel tempo che passa.

Troppo in fretta? Forse troppo poco in fretta.

Gennaio ti tiene ancora dietro la cortina del buio invernale, pioggia insistente, giorni uguali.
Qualche treno che prendi che è ancora buio e che ti riporta che è già buio; città di luci innaturali; potature di alberi lungo i viali; una cassetta di arance.

Lettere, telefonate, mail (oh, dio: quante mail!)

Un libro da recensire: ma perché non so dire mai di no? Arriva nella posta ed è un tomo immenso di 500 e più pagine. Accattivante, bellissimo, patinato: ma pesantissimo. Un debito anche portarselo in viaggio, impossibile da leggersi fra un'attesa e l'altra, su un volo intercontinentale, poi, ti fa sballare tutti i pesi bagaglio consentiti.

E poi ancora articoli da scrivere: te ne togli uno e ce ne sono altri tre in attesa e quelli della primavera che spuntano dietro l'angolo, con quelli dell'inverno, arretrati, che spingono dai recessi della memoria. Un effetto domino, ininterrotto. Ma perché non so mai dire di no? 

Visite, mediche e non. Richieste, relazioni, valutazioni, commissioni, esami, interrogazioni e tesi. Già: mi faccio prendere dal senso di responsabilità verso i giovani e acconsento anche alla richiesta di seguire un paio di tesi. Così poi dovrò rispondere ad altre mail integrare altre bibliografie, leggere altri volumi, recesire e partecipare. Ma perché non riesco mai a dire di no?

Una seduta dal parrucchiere sembra un lusso infinito: a chi mai ho strappato il tempo? di chi era? a chi lo avevo promesso e non dato? da chi mi sono nascosta?
Una persona che non fa parte di questo folle giro mi apetta da due settimane: ricaccio il pensiero nel gorgo e vado avanti.

E un mese è passato.
Temo di aprire quello nuovo, temo lo svoltarsi di questa altra pagina.
Temo me stessa, forse, più che il tempo.


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