L’acquirente intelligente: GPL, caro sconosciuto
Quando si parla di ridurre i costi di esercizio, il GPL resta il leader indiscusso, con buona pace degli scettici. Nonostante il suo enorme vantaggio, le ormai onnipresenti versioni “bifuel” offerte direttamente dai produttori e una distribuzione abbastanza vasta di questo combustibile, in moltissimi ne stanno alla larga per timori infondati o brutte sorprese causate dalla disinformazione.
E’ dunque doveroso dirlo subito: non è vero che un auto con impianto GPL è destinata ad una rapida e cruenta (per il portafogli) morte, la chiave di tutto sta nel sapere che motore si ha e quali sono le sue necessità.
Partiamo dunque dalle basi: gli impianti GPL non sono tutti uguali, anzi, la “divulgazione” del sistema ad iniezione liquida ha creato un piccolo “scalino” generazionale con le precedenti tipologie. Difatti la perdita di prestazioni tipica delle alimentazioni a gas è stata ridotta considerevolmente mantenendolo in forma liquida durante l’iniezione: il vantaggio è che l’evaporazione nel motore sottrae calore alla materia circostante, abbassando le temperature di funzionamento e permettendo l’utilizzo di una mappatura elettronica in grado di offrire più cavalli e meno consumi. Anche con questa intelligente soluzione, però, il problema della lubrificazione resta: la benzina durante il funzionamento del motore non solo fornisce energia ma provvede a lubrificare le valvole di aspirazione; sostituendo il carburante questa viene meno e allora bisogna sapere cosa fare.
Quasi tutte le auto odierne hanno testate in alluminio, il che le rende molto delicate in caso di conversione a GPL, mentre auto più anziane o già predisposte per alimentazioni a gas possono avere le sedi valvola in acciaio o leghe specificatamente studiate per resistere alla mancanza di lubrificazione.
Se un’auto ha la testata in alluminio, però, non significa che non potrà mai essere alimentata a GPL senza incamminarsi verso un tragico destino. Esistono due strade per evitare ogni genere di noia: il primo, consiste nell’adozione di una pompetta che inietta piccole quantità di olio studiato appositamente in modo da lubrificare le valvole; normalmente un “pieno” dura tra i 5 e i 10mila km, garantendo la protezione necessaria agli organi meccanici con una spesa iniziale ridotta, ma costringe ad un costo fisso nel tempo. Un intervento ben più costoso, ma anche duraturo, è la sostituzione delle sedi valvola con altre specifiche per l’uso a gas. Dopo l’intervento non ci si dovrà più preoccupare di nulla in quanto le valvole non cederanno sotto i colpi del GPL, tuttavia bisogna valutare se il risparmio nel lungo termine valga l’ulteriore spesa iniziale per le valvole, che spesso si attesta sulle 4 cifre.
Qualunque sia il vostro “credo” automobilistico, il GPL è un potente alleato da valutare, specialmente con auto di interesse sportivo: in questo periodo storico un’auto a benzina in “territorio” superbollo può essere acquistata a cifre ridicole e, grazie al GPL, può far spendere meno di una qualsiasi berlina turbodiesel, vale la pena farci un pensierino!