Sta al Governo scegliere il nuovo presidente AgCom e a Camera e Senato nominare i quattro consiglieri. Questo dovrebbe accadere a Maggio. La proposta di Luca De Biase di una consultazione open sembra tanto bella quanto ingenua (basti pensare come sono andate le cose nella nomina di un Martuscello qualsiasi); valgono per me, purtroppo, le considerazioni di Massimo Mantellini.
La speranza, un'altra, la mia, è che - oltre a prendere seriamente in mano le scelte sul digitale - questo nuovo gruppo di lavoro, quando sarà stato istituito, saprà imprimere una svolta anche al mezzo che continua ad essere il driver culturale del nostro Paese: la televisione.
Qualche tempo fa ho letto con molta attenzione un libro-report-denuncia,"La favola dell'Auditel" di Roberta Gisotti. La narrazione, dal 1984 - anno in cui fu progettata "la casa di vetro" - si ferma al 2005 quando Calabrò, appena insediatosi, dichiarava le sue intenzioni di cambiare il sistema nel nome della "correttezza, trasparenza e tecnologia". Sono passati sette anni e, dalla nota informativa dell'Auditel sembra che, invece, non sia cambiato nulla.
Pensare che adesso il Governo se ne possa occupare con criterio credo sia inutile. Non soltanto perchè, come dice ancora Mantellini, Monti e i suoi Ministri non sembrano percepire quanto importanti per l'economia siano le scelte da fare per il digitale; ma anche e soprattutto perchè sono impegnati a fare altro: stanno creando il clima migliore per rendere meno doloroso il licenziamento.
Vorrei tranquillizzare, quindi, Ron Ashkenas dell' HBR: in un paese in cui - ad esempio - si elegge un fantasma come consigliere di un organo importante come l'AgCom, è il Governo ad aiutare il datore di lavoro in Firing Someone the Right Way.