Non posso fare un’analisi dettagliata “dell’Agenda Monti”, ma posso dire che a una prima e veloce lettura, sembra essere un misto tra il vantarsi (ingiustificatamente) di quanto sarebbe stato fatto (il condizionale è d’obbligo) e quello che dovrebbe essere fatto – secondo Monti – per far crescere l’Italia.
Sinceramente però – premessa una estrema generalizzazione dei concetti che inducono inevitabilmente a condividere molte delle idee di fondo (e sarebbe difficile il contrario) – non ho trovato nulla che possa davvero convincermi della bontà dell’iniziativa. Fosse solo che questa presunta agenda parte da un idea ben definita seppure non chiaramente postulata: l’Italia deve trasferire sempre più quote di sovranità nazionale all’Europa. Stop.
Ciò detto, salvo l’autoincensarsi per un presunto riacquisto di “credibilità internazionale” da parte del nostro paese, che considero personalmente una benemerita mistificazione, fosse solo che l’Italia non ha mai avuto credibilità, e non in ragione dell’azione di uno specifico governo, ma perché è la nostra architettura costituzionale, unitamente a una denigrazione dei valori della identità italiana da parte della nostra classe politica e di una cultura “comunista” diffusa, che genera governi deboli e incapaci di imporsi a livello internazionale. Dicevo, a parte questo, l’Agenda Monti è inevitabilmente omissiva e carente sotto molti punti di vista.
È omissiva per quanto riguarda i temi etici. Un silenzio pesante, perché non si vive di solo pane, per riprendere una nota massima evangelica. L’economia va bene, l’idea di riformare strutturalmente il circuito economico per renderlo più competitivo (e su questo ci sarebbe da scrivere un paio di tomi) va bene, ma poi? Si accenna alla famiglia come centro dell’azione politica. Giusto. Perfetto. Ma non dice esattamente quale tipo di famiglia. Si accenna a fare figli. Giusto, ma non dice se un futuro Governo Monti promuoverà i matrimoni omosessuali e le adozioni gay. E che dire poi dell’eutanasia?
Altresì è omissiva per quanto riguarda il tema immigrazione. Non un solo accenno al dramma che sta vivendo l’Italia su questo fronte. Si parla della primavera araba e delle politiche “multilateraliste”, ma poi? Niente sull’immigrazione. E naturalmente niente su come un ipotetico governo Monti intenda affrontare “l’invasione straniera”. Il che mi fa pensare che come sempre accade nelle politiche centriste del nostro paese, si voglia tenere il piede in due staffe. Non sia mai che si rischi di scontentare qualcuno.
E che dire poi dei privilegi delle caste istituzionali? L’Agenda Monti parla di spending review non solo intendendola come “risparmio di spesa” ma anche come “spesa migliore”. Giustissimo, ma… e gli sprechi e i privilegi dei politici e dei grandi manager pubblici? Niente. Se è vero che stigmatizza l’uso personalistico (e illegale) delle risorse pubbliche e auspica una riduzione del finanziamento pubblico ai partiti, è anche vero che le riforme istituzionali che auspica – tra cui cita la riforma del bicameralismo e la riduzione del numero dei parlamentari – non coinvolgono le retribuzioni esagerate dei manager pubblici e di chi ricopre cariche politiche e istituzionali, tra cui il Quirinale, che assorbe più risorse della Casa Bianca e di Buckingham Palace.
Per quanto riguarda poi le riforme istituzionali, prima accennavo alla riforma sul bicameralismo e la riduzione del numero dei parlamentari. Aggiungiamoci le governance locali e altri succosi ingredienti per gli allocchi, poi per il resto, solo vaghi accenni. Per fare un esempio, l’Agenda Monti auspica una generica riforma della legge elettorale, seppure non dica in che direzione essa debba andare (maggioritario o proporzionale?) e auspica – sul lato giustizia – una riforma del processo civile e della legge sulle intercettazioni. Ma poi? Processo penale? Niente. Separazione delle carriere fra i magistrati? Nisba. Responsabilità diretta dei magistrati? Nisba. Forma di Governo? Nisba. Piuttosto, si prodiga nell’affermare che sarà opportuno regolamentare le lobbies e il conflitto di interessi.
Ma è sul tema del debito pubblico che l’Agenda Monti dà il meglio di sé. Tanto che mi domando come possano personaggi come Fini e Casini sostenere Monti. È un po’ come se Berlusconi – a un certo punto – venisse sostenuto da Nichi Vendola. Non a caso, sul lato del debito pubblico, l’Agenda Monti propone un rigorismo europeista davvero radicale. Secondo l’ex Premier, infatti, “la crescita non nasce dal debito pubblico”, e dunque è necessario rispettare rigorosamente i vincoli di bilancio stabiliti dall’UE e dalla Costituzione. Ora, se questo è vero, come potranno mai i fans della spesa pubblica (Bersani, Fini e Casini) alimentare le loro politiche spendaccione, sostenendo nel contempo l’Agenda Monti o comunque seguendola nelle sue linee essenziali? Solo con il prelievo fiscale? Se questa è l’intenzione, allora possiamo dichiararci ostaggi di un “regime fiscale”.
Altri temi: lavoro e pensioni. L’Agenda Monti autoincensa l’azione del governo tecnico, ritenendo che quanto è stato fatto sul lato del lavoro e delle pensioni sia stato buono e giusto. Non a caso, la disoccupazione è aumentata, le occasioni di lavoro sono diminuite e le pensioni degli italiani sono una insopportabile vergogna (salvo quelle dei manager pubblici e dei politici, of course). La verità è che gli interventi operati dal Monti tecnico sono dei veri e propri obbrobri che se da una parte non hanno risolto il problema della disoccupazione dilagante (e non avrebbero potuto), dall’altra non hanno risolto il problema di competitività delle imprese (sul quale sorvolo), su cui grava un costo del lavoro per certi versi “sovietico”. Hai voglia di auspicare una maggiore apertura delle imprese italiane all’export e hai voglia di auspicare gli investimenti diretti degli stranieri in Italia. È difficile che qualcuno investa realmente nel nostro paese, con una legislazione lavoristica legata ai vecchi retaggi comunisti. Ed è difficile che lo faccia, se la burocrazia e il fisco esoso peraltro frappongono ostacoli troppo spesso insormontabili.
E a proposito di fisco – e qui chiudo – l’Agenda dell’ex Premier non riconosce affatto le conseguenze nefaste della sua offensiva fiscale. Tenta di addolcirla, affermando che questa ha permesso di recuperare credito in Europa e nei mercati, e tenta di contrabbandarci la ferocia fiscale che ha colpito gli italiani, come “lotta all’evasione”. La verità è che gli evasori – quelli veri – continuano a evadere allegramente, mentre gli italiani onesti sono vessati da un fisco intollerabile. Certo, poi Monti nella sua agenda afferma che se (se!) ci saranno i presupposti, il prossimo governo dovrà operare una diminuzione della pressione fiscale, ma è una promessa che – come suggerisce il “se” – sembra piuttosto vaga e condizionata a fattori ancora del tutto sconosciuti.
Naturalmente – e concludo – niente in ordine alla riforma del sistema bancario e alla separazione tra attività di speculazione e di finanziamento. Niente in ordine all’Euro e alla pensante e ingombrante e per certi versi dannosa (per noi italiani) politica economica tedesca. Niente sull’ESM e sul ruolo dell’Italia. Niente in ordine alla riforma delle istituzioni politiche europee (se non un vago accenno), ovvero alla nascita di una vera Banca Centrale e ai valori etici che dovrebbero informare la politica italiana ed europea. Niente insomma in ordine a quegli argomenti che troppo spesso passano in secondo piano, ma che rappresentano la pietra d’angolo su cui si regge il baraccone europeo.
Per chi volesse leggere l’Agenda Monti: qui.