L’Agone #93 – Arrembaggio

La bestia quando è in difficoltà non batte in ritirata, ma attacca. Così anche il PDL.

Berlusconi è sotto assedio giudiziario e improvvisa telefonate scriteriate in tv? Nessun problema: risolviamo attaccando l’ultimo nemico giurato.

A latere della conferenza dei capogruppo che ha calendarizzato per domani il voto di sfiducia a Bondi (fatalità quando molti parlamentari dell’opposizione sono al Consiglio Europeo), Cicchitto ha alzato il cappuccio piduista e ha proposto una discussione in aula sul doppio ruolo di Fini, appoggiato dal capogruppo leghista Reguzzoni.

Ovviamente non esiste una mozione di sfiducia per il Presidente della Camera, un tale dibattito avrebbe come unico scopo quello di far pressione sul leader di FLI e invitarlo a dimettersi. Fini ha glissato sostenendo che non fosse quello il luogo adatto.

Le dimissioni, secondo me, sarebbero state adatte in tempi non sospetti, quando intorno alla nuova formazione vorticava grande entusiasmo, e sarebbero stato un atto di forza. Ora, invece, sarebbero una concessione ai rivali, quindi non conviene.

Ma un altro fronte potrebbe indurre Fini a un passo indietro.

Bene, vi ricordate l’inutilissima questione intorno alla casa di Montecarlo, donata dalla contessa Colleone ad Alleanza Nazionale e poi rivenduta a prezzo minore e ora in affitto al suocero di Fini Giancarlo Tulliani?

Bene, da alcuni documenti (un carteggio e delle mail) ottenuti grazie ai buoni uffici del sempre più misterioso Valter Lavitola, pare che dietro il giro di intermediario tra le cui mani è passata la proprietà fosse orchestrato dallo stesso Tulliani. In soldoni, la casa è di Tulliani.

All’inizio della tempesta, Fini promise:
“Se si dimostrasse con certezza che la casa è di Tulliani, mi dimetto”.

La certezza è contestabile. Ma Fini potrebbe dimostrare di avere un po’ di coerenza lo stesso.