Ne parlavamo non molto tempo fa: la nostra economia, le nostre città, il nostro stile di vita si reggono sul petrolio. Adesso che il petrolio inizia a costare di più, il sistema vacilla.
Associazioni di settore come Coldiretti e Confagricoltura lanciano l’allarme: con l’aumento dei prezzi della benzina aumenteranno anche quelli del cibo. Prendo un pezzo del comunicato stampa di Coldiretti: “Per arare un campo di dimensioni medie – sottolinea la Coldiretti – un agricoltore italiano spende oggi 150 euro in più rispetto a un anno fa. … Oltre all’aumento dei costi per il movimento delle macchine come i trattori, in agricoltura il caro petrolio colpisce soprattutto le attività agricole che utilizzano il carburante per il riscaldamento delle serre (fiori, ortaggi e funghi), di locali come le stalle*, ma anche per l’essiccazione dei foraggi destinati all’alimentazione degli animali. Ma il nuovo record raggiunto dal prezzo della benzina ha un effetto valanga anche sulla spesa con un aumento dei costi di trasporto oltre che a quelli di produzione, trasformazione e conservazione. A subire gli effetti del record nei prezzi è, infatti, l’intero sistema agroalimentare dove l’86 per cento delle merci viaggia su ruota e si stima che un pasto percorra in media quasi 2mila chilometri prima di giungere sulle tavole.”
Chi vuole i pomodori anche d’inverno? Chi vuole mangiare carne tutti i giorni? Chi è troppo pigro per andare ai mercati dei contadini? E duemila chilometri, quando abbiamo contadini alle porte di ogni città?
Ecco le conseguenze. Spero che staremo più attenti.
* da quando in qua si riscaldano le stalle? una volta i contadini andavano nelle stalle a riscaldarsi… boh.