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Nel Mississippi degli anni ’60 il razzismo è ben tollerato e mentre le signore bene organizzano cene di beneficenza per le popolazioni dell’Africa in casa loro trattano con sufficienza il personale afroamericano, costruendo bagni esterni per ragioni igieniche. Eppure sono proprio queste domestiche nere a nutrire, lavare ed educare i loro figli di queste signore troppo occupate a organizzare serate. Eppure c’è sempre una voce fuori dal coro: quella di una ragazza perbene (Emma Stone) ma un po’ strana perché con idee strane: vuole lavorare, essere indipendente, e perfino scrivere un libro che racconti il punto di vista delle domestiche nere.
Il 42enne regista Tate Taylor, aspetto da modello, lunga gavetta da comparsa alle spalle (Streghe, Queer as Folk), prima di dirigere nel 2008 un film passato del tutto inosservato, nel 2010 recita in Un gelido inverno e nel 2011 adatta il romanzo omonimo di Kathryn Stockett col quale fa il botto: 170 milioni di dollari incassati negli USA e 4 nomination agli Oscar, tra cui miglior film. Il motivo di tanto successo è semplice e meritato: The Help è l’ennesimo inno contro il razzismo, contro i pregiudizi che nascondo superficialità e cattiveria. Senza dimenticare la componente femminista che permette di riflettere anche sulla condizione delle donne. Recitato in modo eccellente, ben confezionato, costumi e scenografie perfette, buon mix di commedia e dramma, commovente perché vuole e deve commuovere visto il tema trattato, The Help è un film da vedere perché parla di temi sempre attuali, anche se quella che dipinge è la ricca provincia americana degli anni ’60, divisa tra Martin Luther King e il Klu Klux Clan. E’ uno di quei film pensati apposta per l’Oscar, uno di cui film che non passeranno mai di moda perché c’è sempre bisogno di tornare periodicamente a parlare di questi temi e queste pagine di Storia. Il cast strepitoso permette di perdonare l’eccessiva durata e qualche finale di troppo. Del foltissimo gruppo di interpreti è impossibile stabilire una gerarchia di bravura tra le cinque attrici principali, eppure l’Academy ha deciso di escludere dalla corsa all’Oscar due di queste fantastiche interpreti, ovvero coloro che incarnano le due facce dell’America dipinta: quella tollerante e quella conservatrice e razzista. Viola Davis è così nominati come protagonista, ma non è forse anche Emma Stone protagonista? E oltre all’esuberante cameriera Octavia Spencer, che si è già portata a casa il Golden Globe, e a una Jessica Chastain sopra le righe, non si meritava forse una menzione pure la perfida Bryce Dallas Howard? Accanto al loro però, come dimenticare la madre di Skeeter Allison Janney e una spassosa e ritrovata Sissy Spacek? VOTO: 7+
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