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Ok, l’idea è più o meno questa: prendiamo i due protagonisti de L’alba dei morti dementi e li mettiamo in un contesto fantascientifico vagamente alla Spielberg degli anni ’80. È una buona idea, caspita! Peccato anche sia praticamente l’unica idea di tutto il film…Se la sceneggiatura è affidata al duo di protagonisti Simon Pegg e Nick Frost qui rimasti un pochino a corto di carburante, alla regia questa volta non ritroviamo quel talento folle di Edgar Wright, ultimamente con altri nerd (Michael Cera/Scott Pilgrim) affaccendato, ma il comunque più che valido Greg Mottola autore dello spassoso Suxbad e del bellissimo e sottovalutato Adventureland, altre visioni parecchio nerd-friendly.
Visto che in Italia i film di questa coppia di attori/comici/cazzoni inglesi non sanno come venderli, dopo aver deciso di far uscire Shaun of the Dead con il demenziale titolo L’alba dei morti dementi (che pure io in uno slancione di fantasia ho deciso di riciclare nel mio post), per cercare di commercializzare questo Paul, un alieno animato all’interno di una pellicola con attori in carne ed ossa (stile Chi ha incastrato Roger Rabbit, per farsi capire subito da tutti), i come al solito nostri geniali distributori hanno deciso di prendere un doppiatore celebrity. Questa volta con una mossa sulla carta valida: il grande Elio, quello delle Storie Tese, anziché qualche calciatore improbabile oppure DJ Francesco. Peccato che il doppiaggio di Elio finisca per giocare contro il film, visto che inevitabilmente vengono in mente o lui o Butt-Head (che il cantante per qualche tempo aveva doppiato in maniera memorabile su Mtv) e dunque è difficile associare la voce al nuovo personaggio, già di per sé non poi così memorabile. In originale l’alien è stato doppiato invece da Seth Rogen, il comico preferito dalla cricca di Judd Apatow, e in effetti un po’ della sua tipica idiozia è presente, sebbene l’E.T. abbia una fisionomia più anoressica del corpulento Rogen.
Ma quindi in questo film si ride o non si ride? Se la parte fantascientifica vorrebbe omaggiare come detto la fantascienza degli 80s ma non ci riesce poi molto, anche a livello comico le cose non vanno fortissimo, con alcune scenette che più che ridere fanno cadere le braccia (un’altra parodia del Titanic? Ancora? Awwww, come on!).A dare una scossa a un copione talmente prevedibile che Pegg & Frost devono aver scritto per passare il tempo tra una proiezione e un’altra al vero Comic Con, ci pensa allora Kristen Wiig, attrice comica del Saturday Night Live già vista in una miriade di commedie americane in ruoli più o meno piccoli e ormai esplosa negli USA grazie al ruolo da protagonista in Le amiche della sposa, sorta di Una notte da leoni al femminile mega successo a sorpresa dell’estate americana e a breve in arrivo anche da noi. In questo Paul, Kristen Wiig è un’adorabile sfigatona di prima categoria, una con un occhiale bendato che vive in una roulotte con il padre fanatico religioso ed è a sua volta una fanatica religiosa a livelli pesanti. Una “ciclope bigotta” che con le sue fissazioni religiose e la sua demonizzazione dell’alieno regala i momenti più divertenti della pellicola. Di lei si innamora subito Simon Pegg (il biondo dei due protagonisti, non il cicciobombo), conquistato dai suoi occhi… pardon dal suo occhio, per una storia d’amore che non so bene perché ma mi ricorda quella tra Giacomino si sposa e Marina Massironi.Dopo un inizio stentato quindi finalmente il film decolla, o quasi. Non andiamo in orbita nell’iperspazio, diciamo piuttosto che si vola a filo d’erba, però almeno non si sta del tutto a Terra.
Se la colonna sonora non è male, per quel poco che viene usata (in particolare si segnalano “Hello it’s me” di Todd Rundgren e "Another girl another planet" degli Only Ones), a non funzionare molto oltre alla combinata scombinata fantascienza + comico è Jason Bateman, con quella faccia da Chandler Bing che si ritrova è un cattivo ben poco credibile, mentre come elemento positivo ci metto dentro un’attitudine politically scorrect tipicamente inglese e soprattutto una sentita Santa anti-religiosità. Peccato che l’umorismo anziché far ghignare come quello de L’alba dei morti dementi questa volta giri più dalle parti di Men in black. Per chi avesse dubbi in proposito: non è un complimento.E allora tornatene pure sul tuo pianeta, Paul, che qui sulla Terra non hai dato fastidio, ma neppure hai lasciato ‘sto grosso segno.(voto 6+, dove il + è per la battuta: “Denti? Dove stiamo andando non c’è bisogno di denti”)
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