Trama: Gli zombi sono tra noi, e nessuno sembra in grado di arrestare il contagio. Un piccolo gruppo di sopravvissuti si rifugia in un centro commerciale, presto assediato da un'orda di morti viventi affamati.
Zack Snyder non è propriamente il mio regista preferito. Anzi, dopo aver visto quella incredibile idiozia di "300" è stato catapultato direttamente tra i più irritanti degli ultimi anni.
Ma di questo suo esordio dietro la macchina da presa, remake del capolavoro di George Romero, ne avevo sentito parlare benino, quindi, curiosa come al solito, mi sono decisa alla visione.
Prima di tutto, onore comunque al coraggio. Debuttare al cinema rifacendo un classico di tale portata, significa avere una fiducia smisurata nelle proprie capacità (detto anche ego mastodontico) oppure una incoscienza senza confini.
Ho visto il capolavoro di Romero tantissimi anni fa e lo ricordo come qualcosa di clamoroso, che lasciò noi fanciulle terrorizzate e con un senso di angoscia addosso che non ti si staccava più.
Questo no.
Anche analizzandolo come un film a se stante, non ricordo abbastanza nei particolari il film di Romero e soprattutto non ho le capacità per una accurata analisi comparativa delle due pellicole, qui siamo in un territorio completamente differente. Questo "Alba dei morti viventi" è un action splatter eccessivamente adrenalinico che, nonostante alcuni elementi positivi, non mi ha convinto fino in fondo.
Buonissimo il prologo, con Ana (convincente Sarah Polley) catapultata dalla quiete del sonno all'apocalisse in pochissimo tempo, con nessuna scelta se non scappare, scalza, e coperta di sangue. Bello anche il finale, che sfugge alle facili regole dell'happy-end hollywoodiano per un epilogo, logicamente, senza speranza per nessuno. A non convincermi è il resto. Gli zombi di Snyder sono lontani mille miglia dall'iconografia Romeriana e somigliano più agli infetti di "28 giorni dopo", adrenalinici, ipercinetici sembrano figure di un videogame violento. E sono meno spaventosi. L'ansia e il terrore che suscitavano i mostri caracollanti di Romero sono sostituiti da rapidi momenti splatter che passano e vanno, talmente esagerati da essere a volte sepolti da una sonora risata.
Anche i personaggi non sono trattati al meglio.
Ana a parte, ma qui secondo me il merito va alla sua attrice, risultano tutti di uno spessore millimetrico, nessuna empatia, nessuna partecipazione emotiva, nemmeno la "storia parallela" della coppia in attesa di un bambino riesce veramente ad inquietare, anzi, tocca vette di ilarità incontrollabile, la sequenza del parto con annesso neonato zombi in altre mani sarebbe diventata dolorosissima, qui finisce con il risultare irrimediabilmente ridicola.
Nonostante qualche buon momento quindi, il rapporto che viene sviluppato a distanza, con tanto di partita a scacchi e tiro a segno sugli zombi sosia delle celebrities assiepati sotto il centro commerciale, tra i due protagonisti tutto rimane in superficie. Si è persa la denuncia romeriana contro il consumismo e la mercificazione, si è perso quel senso sottile di malessere e sofferenza.
Si è certamente contemporaneizzato tutto, adattandolo alle regole ed alle esigenze di un pubblico forse più giovane.
Personalmente ritengo che si sia passati da un grandissimo film (che dovrò recuperare al più presto) ad un effimero pseudo videogame.