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L’alba del pianeta delle scimmie

Creato il 08 gennaio 2012 da Cobain86
L'alba del pianeta delle scimmie

L'alba del pianeta delle scimmie

Un commovente James Franco ci porta alla riscoperta dei primati dai quali, secondo la teoria evoluzionistica darwiniana, discendiamo. In una storia che pone l’interrogativo sui confini etici vediamo se, nel caso l’avessimo perso al cinema, vale la pena noleggiarlo. Buona lettura!

La storia
Uno scienziato (James Franco) scopre un medicinale capace di far rinascere le cellule cerebrali, con possibilità in campo umano pressochè infinite. I test sulle scimmie però vengono interrotti e lui alleva un cucciolo, che dimostra capacità sensazionali. Ma alla fine, per quanto sia pervasivo il controllo umano, la natura avrà il sopravvento.

La realizzazione
Tratto dal romanzo del 1963 di Boulle, questo film sfrutta la miglior tecnologia disponibile sul mercato e ci propone scimmie alquanto realistiche, che riproducono comportamenti e versi tipici della specie in modo fedele e accurato. Lo scimpanzè protagonista, inutile specificarlo, si avvantaggia delle ultime tecniche di morphing capture (usate già in Avatar per rendere i Navi espressivi come gli umani) e le espressioni facciali ricordano incredibilmente quelle di una persona, più che di una scimmia.

Per 100 minuti seguiamo le avventure di questa insolita coppia, con un meraviglioso e toccante John Lithgow nel ruolo del padre malato di Alzheimer che, grazie al prodigioso farmaco, per 5 anni diventa una persona nuova e riesce ancora a suonare il piano in modo eccelso, con miglioramenti significativi anche a livello dell’umore.
Purtroppo a livello umano il farmaco presenta un amaro conto: il corpo umano reagisce sviluppando gli anticorpi necessari e genera la morte entro breve (come succederà all’assistente di laboratorio esposto al gas), in quanto il sistema immunitario degli scimpanzè è più resistente rispetto al nostro.

Dopo la morte del padre assistiamo allo sviluppo di Cesare (il nome dello scimpanzè protagonista), che organizza una rivolta a partire dal ricovero per animali dov’è stato rinchiuso conducendo tutti alla foresta di sequoie (non senza aver generato una mezza rivolta urbana sul ponte di San Francisco, ovviamente). L’istinto animale prevale e, com’è giusto che sia, torna alla natura con il suo gruppo di scimpanzè, dove gli unici due esemplari diversi sono un gorilla maschio adulto e un orango tango che lavorava in un circo.

Tra l’orango tango e Cesare esiste una comunicazione avanzata, data dall’ASL (American Sign Language, ndr) che l’orango ha appreso mentre lavorava nel circo. Cesare è stato istruito da James Franco e riesce a comunicare con il padrone in questo modo (anche nella realtà è successa una cosa simile, ma si è visto che il limite era legato ad una ventina di parole in composizioni abbastanza semplici). la concessione che si prende il film dalla realtà è data dal fatto che Cesare, avendo nel DNA questo farmaco (l’ha ereditato dalla madre), non svilupperà anticorpi e ha un cervello più evoluto, che gli consente una comunicazione dei segni più avanzata rispetto alle altre scimmie.

Il giudizio finale
Nonostante gli iniziali pregiudizi mi sono ricreduto su questo film, notando una profondità e una ricchezza sia emotiva che morale notevole. Il rapporto tra “padre adottivo” e scimpanzè è meraviglioso, la realizzazione tecnica ineccepibile, la storia ben costruita e abbastanza verosimile, nonostante sia chiaro che parliamo di un’opera di fantasia.
Un modo piacevole per vedere un’altra opera di Franco, attore che mi aveva lasciato letteralmente senza parole nell’interpretazione del protagonista di 127 ore; probabilmente viene anche coadiuvato da grandi registi, ma devo dire che l’espressione che mette nelle sue caratterizzazioni aggiungono un valore extra al film.
Una bellissima storia che ci ricorda il confine tra etica e giocare a fare Dio, dimenticandoci che alla fine, la natura, chiede sempre il suo conto e vince su qualunque costrutto artificiale.
Chapeau
.

Voto: 9/10

Marco


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