Julie Bertuccelli ha realizzato davvero uno splendido film. Poetico, dolce, appassionato, L’albero è il ritratto di una famiglia, una storia, la voglia di vivere che lotta contro il legame col passato, l’amore, la vita, la morte…
Siamo in Australia, famiglia discretamente felice. La piccola Simone innamorata persa del padre.
Questo però ha un infarto e muore, andandosi ad adagiare col furgone contro il gigantesco albero che affianca la loro casa.
Dawn rimane sola con i quattro figli e fatica a riprendersi.
Intanto Simone si convince che l’animo del padre continui a vivere nell’albero e passa il suo tempo a parlare con l’albero.
Poi però la vita riprende il suo corso.
Dawn trova un lavoro, un uomo che la aiuta e ricomincia a vivere.
Solo Simone rimane legata al ricordo del padre e stenta a ripartire.
Fino a quando l’immenso albero diventa troppo pericoloso per la casa e deve essere abbattuto. Questo rimetterà in gioco tutto, ogni ipotesi, ogni pesniero, ogni convinzione.
L’albero è un affresco estremamente elegante, un dipinto leggero (aiutato dalla location impressionante) che unisce terra e uomini, natura e fisicità umana.
Charlotte Gainsbourg è ottima, capace di esprimere paura e felicità, gioia e devastazione.
Ma è la piccola Morgana Davies a ritagliarsi un ruolo da vera protagonista. Splendida e abilissima a esprimersi in un ruolo ovviamente non facile.
La storia che racconta la Bertuccelli è una storia di uomini, la storia di una famiglia che deve superare una perdita.
Ma è l’incredibile rapporto tra la bambina e l’albero a rubare la scena e a diventare il vero fulcro della vicenda.
Così come è centrale la figura della donna che cambia continuamente sensazioni e non riesce a trovare la soluzione ai suoi problemi.
Ci sembra completamente persa, poi recupera, si tira fuori, si aggrappa al nuovo amore per venire a galla.
Ed ancora è pronta a distruggere tutto di nuovo per il bene dei suoi figli, per non ferire i loro sentimenti.
Chiudo segnalandovi alcune sequenze davvero ben fatte.
Quella iniziale, con la casa sul camion che viaggia attraversando il deserto australiano.
E poi l’ingresso in casa del pipistrello (una specie di vampiro enorme), splendido visivamente ma importante anche simbolicamente nel rappresentare la difficoltà della donna ad aprirsi agli altri, a lasciare entrare la vita nel suo quotidiano.
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