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In effetti è un film piuttosto vecchio, ma pur sempre molto attuale, e davvero bello. Ricordo che la prima volta che lo sentii nominare mi immaginavo di vedere un albero sul quale nascevano dei frutti simili a degli zoccoli, appunto, e rimasi un po' delusa quando invece scoprii la verità e il motivo per cui quel film è stato intitolato così.
Da allora però mi sono sempre chiesta se no possano esistere degli alberi un po' strani, che producono frutti inconsueti...la fantasia spesso suggerisce immagini di alberi dai quali pendono banconote o altri oggetti d'uso comune, ma recentemente nevigando in internet mi sono imbattuta in una fotografia che mi ha a dir poco meravigliata.
Un platano che aveva "ingoiato" un cartello stradale.
Così mi è venuto in mente che nella mia Guida insolita ai misteri, ai segreti, alle leggende e alle curiosità del Veneto di Maurizio Vittoria mi ero imbattuta in una storia a dir poco singolare, che proviene direttamente dalla provincia di Belluno: la storia dell'albero della bicicletta.
Nei pressi del paese di Sitràn, a nord del lago di Santa Croce, nel comune di Puòs d'Alpago, si può trovare, in mezzo a un bosco, un albero davvero singolare.
Si tratta di un castagno che avrà all'incirca 80-90 anni, che nel corso dei decenni ha inglobato nel suo tronco una bicicletta.
C'è chi dice che la bicicletta sia stata abbandonata in quel punto durante la seconda guerra mondiale e mai più recuperata, ma c'è chi invece racconta una storia molto più interessante.
Un contadino un giorno comperò una bella bicicletta, la prima bici di tutto il paese. Era una bicicletta robusta, con il manubrio in legno e lucida lucida. Era insomma una vera ricchezza, che chi era abituato a muoversi solo a piedi.
Il contadino non se ne separava mai: con la bicicletta andava a lavorare nei campi e con la bicicletta faceva ritorno a casa. Era la sua più fedele compagna.
Con il tempo, anche la bicicletta così come il contadino cominciarono a sentire gli acciacchi della vecchiaia: era sempre più faticoso pedalare per il contadino, ed era sempre più faticoso girare i pedali senza cigolare per la bicicletta, che spesso si rompeva, ma il contadno, amorevole come sempre, era subito pronto ad aggiustarla e prestarle soccorso quando c'era bisogno.
Il contadino non pedalava ormai più, ma caricava sulla bicicletta le fascine di legno per portarle a casa, e si appoggiava a lei quando, stanco morto dopo una giornata di lavoro faticoso nei campi, doveva tornare a casa.
Un giorno scoppiò un forte temporale mentre il contadino stava lavorando nei campi, e l'uomo dovette correre a casa per ripararsi, lasciando la bicicletta appoggiata a un castagno.
Passavano i giorni, e il contadino si ripeteva che doveva andare a prendere la sua fedela amica a due ruote e ricondurla a casa, ma i giorni passavano e la bicicletta stava sempre là.
Ci fu qualcuno che, per tagliare l'arba che cresceva sotto la bicicletta, pensò bene di appenderla ai rami del castagno sotto cui la bici riposava, e la lasciò lì.
Il contadino non venne mai più a riprendere la fedele bicicletta, che rimase lì appesa al castagno per diversi anni, senza che nessuno avesse il coraggio di staccarla e portarsela via. Il contadino morì, ma la bicicletta rimase appesa all'albero, che forse capendo il profondo affetto che legava il pover'uomo alla sua bicicletta, pensò bene di crescere, crescere, inglobando nel tronco il manufatto.
In questo modo la bicicletta, che ora si trova incastrata nel fusto del castagno e sospesa a quasi due metri d'altezza, non potè più essere tolta da lì e gettata via.
Trovare questo specialissimo "monumento naturale" è davvero semplice: si parte da dietro il cimitero di Sitràn, lungo una strada sterrata che conduce verso il bosco; di vedrò il castagno dopo una decina di muniti di camminata, lì sul bordo d'una scarpata. Comunque ogni abitante di Sitràn sarà ben lieto di indicare l'esatta ubicazione del castagno, oramai diventato il simbolo del paese.
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