L’ALBERO DELLE MELE,
Amanda Coplin, Guanda
Traduzione di Katia Bagnoli
IL LIBRO
Nello stato di Washington, agli albori del Novecento, William Talmadge conduce una vita in simbiosi con gli alberi del suo frutteto, circondato dai boschi. Segnato dal dolore per la scomparsa misteriosa della sorella, ancora bambina, Talmagde non si è lasciato indurire dalla solitudine: è rimasto un uomo buono, fedele ai propri affetti e ai propri ricordi. Finché un giorno al mercato, dove è andato a vendere i suoi prodotti, fa un incontro destinato a spezzare la sua tranquillità. Due ragazze giovanissime, dall’aria selvatica, entrambe vistosamente incinte, gli rubano le mele. Qualche giorno dopo si ripresentano al limitare del suo frutteto e a quel punto comincia, da parte di Talmadge, un paziente avvicinamento per vincere la loro diffidenza, offrendo cibo e sostegno. Le ragazze sono impaurite, in fuga da un destino terribile di sfruttamento e violenza, da un uomo che le reclama come una sua proprietà, e che non tarda a riaffacciarsi per presentare il conto.
In una storia di grande intensità drammatica, di sopravvivenza e di riscatto, tocca al mite e tenace frutticoltore ergersi a difesa della sua nuova, improbabile famiglia, per garantirle un futuro, per difendere le ragazze e il loro desiderio di libertà: una sfida impossibile, a cui si sottopone con un’ostinazione quasi eroica, forse anche nel tentativo di sciogliere i nodi irrisolti del proprio passato.
I GIUDIZI
“Molto commovente. Una storia che arriva dritta al cuore.”
Publishers Weekly
“Una voce potente e molto poetica.”
The New York Times Book Review
“Ricorda per intensità un romanzo come Cime tempestose.”
The Washington Post
“Un libro appassionante. Un’autrice di sicuro talento.”
Library Journal
UN BRANO
“Ora, dietro di lui, i canestri di mele e di albicocche scrocchiavano sotto i teli nel cassone del carro, e il carro cigolava sotto il peso, avanzando con l’antico, antichissimo ritmo familiare, intonato a quelle miglia e miglia di pensieri. Abbagliato, sospeso nel sole. Le montagne, il freddo, alle spalle. Era giugno, la strada era già tutta polverosa. Stava un po’ curvo, con il cappello floscio di pelle calato a proteggere gli occhi e la fronte, aggrottata senza ostilità. Le grandi mani, con le nocche gonfie, tenevano le redini mollemente.”