Magazine Diario personale
Oh mio adorato plurale maiestatis, puntuale come la pioggia dopo un pronostico materno bussi alla mia porta ogni 8 dicembre, per accompagnarmi lungo tutta la mattinata all'insegna dello spidugliamento delle luci natalizie.
Quest'anno, però, una piccola variante, giusto per gradire: il cambio d'albero. Con un rapido calcio in culo abbiamo mandato in pensione il suo antenato dalle proporzioni elefantiache acquistato incautamente da mia madre 10 anni fa, causando un borbottamento paterno a cadenza annuale il cui inizio si aggira solitamente intorno ai primi di dicembre, per poi dissolversi nel giro di un paio di settimane.
Nell'immaginario collettivo, infatti, la gente addobba l'albero di natale con lo scampanellante sottofondo delle più celebri canzoni natalizie, ma a casa Di Nazareth generalmente il soundtrack è dato dalle più varie imprecazioni: da quelle di mio padre che si lamenta dello stravolgimento della sistemazione del soggiorno per fare spazio all'albero, a quelle di mia madre che inveisce contro il sugo del polpettone che schizza dappertutto. Insomma è tutto unGINGOLBELLvaffanculosto'sugoschizzaovunqueGINGOLBELLstòca**odialbero'gnibbotaoccupatuttounsoggiornoGINGOLODUWEIIIIIIII.
E intanto io appendo decorazioni preistoriche entrate da tempo nell'albo delle specie protette, patrimonio dell'universo kitsch: oltre a una moltitudine di anonime palline dorate e deliziosi fiocchetti rossi, spiccano una manciata di babbo natale e angioletti reduci di guerra dagli arti mancanti [fig. 1], un paio di decorazioni di pasta di sale create da mia sorella dal peso specifico di almeno 200 gr l'una e in grado da sole di sbilanciare tutto l'albero [fig. 2] e due incolumi addobbi artigianali prodotti da una Manu Di Nazareth in età prescolare [fig. 3]. In netta minoranza, un mini-presepe messicano intagliato in una micro-zucca essiccata [fig. 4] si chiede cos'abbia fatto di male per finire in quel grottesco circo di decorazioni antidiluviane.
Altra novità dell'anno, per smentire l'accusa di Grinch delle feste mio padre si appresta ad aiutarmi nella fase iniziale della procedura: l'apertura dei rami dell'albero.- Papà, non devi solo abbassare i rami, devi anche aprire tutte le diramazioni, sennò niente abbiamo fatto.- Si, ma accussì uno mai finisce!Ecco, benvenuto nel magico mondo delle decorazioni natalizie; il tuo candido stupore non solo denota il fatto che ti sei scansato l'incombenza per oltre cinquant'anni, ma rende chiaro come tu ancora neanche immagini cosa voglia dire sgomitolare quattro matasse di micro-luci chilometriche.
Come se non bastasse, è cominciato il vero freddo: cappelli di lana, sciarponi, sovrapposizione di tre paia di collant in micorfibra, body anti-spiffero in stile Madonna ai tempi d'oro, guanti dalle dita mozzate modello clochard.Dobbiamo dunque rassegnarci: il Natale è ormai alle porte.
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