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L’albero finto

Da Pupidizuccaro

L’albero finto

Dal salotto arriva un suono di campanelle e vetri che trillano.
Monica uscendo sfiora l’albero di Natale.
Lui la saluta dondolando scie di lampadine colorate.
Anche se è di plastica si muove al passaggio di tutti che pare vivo.
Ha più di vent’anni.
Da piccolo sgusciavo al buio in salotto e sotto quei rami cercavo i miei regali.
Ma all’ultimo sacrificavo la voglia di sapere per salvare il mio destino di gioia.
Sfogata la curiosità sugli altri doni, correvo da mia sorella per dirle che avrebbe ricevuto.
Con una bugia aumentavo la sua sorpresa nel vedersi regalare poi una cosa diversa.
Se ero arrabbiato le dicevo la verità.
Col tempo quell’albero finto è diventato un miracolo vero.
Chissà come fa a stare ancora in piedi, sempre meno dritto, sempre più spennacchiato!
L’anno prossimo ci sarà ancora?
Ormai siamo grandi.
Da anni la sua ombra vigila sui pochi pacchetti che sembrano starci solo per caso.

Dal salotto arriva un suono di campanelle e vetri che trillano.
Monica è tornata e come un fulmine entra di corsa in camera mia.
Le manca il fiato, non riesce a chiudere la bocca.
Corri! L’albero!
Il singhiozzo della serpentina colora di luci posticce il verde sparuto dei rami finti.
Guarda!
Tantissime scatoline ricoprono i piedi malconci del nostro albero fino a nasconderli.
Poco fa non c’era niente e ora le scatoline invadono il salotto quasi fino al corridoio!
Non ci sono nomi scritti sopra.
Ormai siamo grandi.
Le apriamo con cura facendo attenzione a non rompere la carta.
In ognuna di esse troviamo un piccolo seme diverso.
Di albero, di pianta, di fiore.
Ci guardiamo stupiti.
Meravigliarsi è ancora possibile, quasi domani, forse oggi.


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