Sardegna, il colosso americano chiude definitivamente i battenti.
E bye bye anche all’ Alcoa di Portovesme.
501 operai in procedura di mobilità si aggiungono alla nutrita lista di vittime della crisi che ci ha investi.
Portovesme chiude bottega definitivamente, proprio quando vi era un briciolo di speranza per i lavoratori del Sulcis-Iglesiente. Aumento del prezzo delle materie prime e una situazione poco competitiva per il mercato dell’alluminio le ragioni che hanno deciso la chiusura.
Si chiama legge di mercato, che non conosce nessuna morale particolare. Non è interessante buttare in strada delle famiglie a far la fame, conta la frenesia del guadagno, e se non c’è, che ci stiamo a fare qua?
E così è stato, onore al merito agli interventi raffazzonati del governo B. L’Alcoa diventa pilastro di una crisi sarda senza precedenti in questi ultimi anni. Il Sulcis è, infatti, secondo l’Istat la provincia più povera d’Italia, e vanta il primato della disoccupazione giovanile del 30%. Eurallumina, Rockwool, Ila, Sms e ora Alcoa. Quei caschi pestati con forza sull’asfalto, sempre più forte, sono il rumore della disperazione di trovarsi in un vicolo cieco.
Ora, con molta rassegnazione, gli operai si sono affidati al Ministro dello Sviluppo Economico che in una nota ha fatto sapere:
”A conclusione dell’incontro il Mise ha formulato una proposta di mediazione chiedendo ad Alcoa di ritirare la procedura di mobilità, a fronte dell’apertura immediata di un tavolo per individuare soluzioni entro il prossimo 7 febbraio. L’azienda ha rifiutato la proposta del ministero, sulla quale si era registrata la piena adesione delle istituzioni locali presenti e la disponibilità di tutte le organizzazioni sindacali”.