I telegiornali e i loro servizi allarmistici sulla diffusione dell’uso di sostanze alcoliche (e stupefacenti) tra i giovanissimi, ci portano spesso a generalizzare e pensare che le nuove generazioni non siano altro che discoteca e sballo. Innegabilmente, il problema “sostanze” esiste, visto e considerato che i dati proposti sono il risultato di ricerche affidabili, ma prima di etichettare tali ragazzi, perché non ci fermiamo a riflettere? Già ad 11-12 anni, ci si avvicina all’alcol: ma quali sono i motivi? Di chi è la responsabilità?
Lo scrittore e giornalista Mazzarello, attraverso un’inchiesta condotta nel Canton Ticino, cerca di dare delle spiegazioni, rintracciando come cause della fruizione di alcol: sentimento di appartenenza, sensazione di ebbrezza e sollievo, disinibizione, trasgressione, desiderio di sentirsi adulti ed indipendenti.
Ecco il video dell’indagine:
Gli adolescenti veronesi (14-16 anni), con cui ho avuto modo di trattare l’argomento, sembrano confermare tali motivazioni. Parlano di “conformismo”, di bisogno di sentirsi come gli altri, contagiati dalla necessità di omologarsi e non essere gli “sfigati” del gruppo. Menzionano poi, l’”ilarità” ed il “coraggio”, che un drink in più può dare, così come la sensazione di scordarsi per una sera di tutti i problemi (familiari, scolastici, sentimentali…).
Un motivo che non compare, invece, tra quelli riportati da Mazzarello, è la noia. Una ragazza di 16 anni infatti mi risponde: “Non abbiamo niente da fare. E’ anche un modo per passare il tempo”. Sono sempre loro a dire che una volta le persone sapevano divertirsi con poco, al contrario di adesso; ed è forse questa la cosa più tragica. La loro consapevolezza di aver bisogno di bere per dimenticare, per non pensare, per trascorrere qualche ora in compagnia partecipando ad una sbornia collettiva che permette di essere se stessi e al tempo stesso uguali agli altri.
Come intervenire?
Continua…