A Il Giornale ha rivelato: «Ma sono tranquillo e ho fede». La fede, quella certezza morale che fa vivere anche la malattia come una promessa, una circostanza immersa nel grande disegno misterioso di ognuno.
Continua Mondonico: «La fede che mi viene dai salesiani, dal collegio di Treviglio. Servivo messa, il momento critico era quello del Sanctus, dovevo raggiungere l’altare a fianco del quale stava appoggiata l’asta con il campanello e poi tornare al posto, senza che si sentisse il minimo trillo, avevo imparato la sacralità del passo lento, la massima cura di ogni movimento. Una volta servii messa con Angelo Roncalli, era cardinale in visita al collegio di Treviglio, sarebbe diventato Giovanni XXIII. La fede è stata una compagna preziosa, con Dio ho un rapporto personale, silenzioso. Ogni tanto l’ho usato. Mi spiego: ho pregato che mi aiutasse a vincere una partita, poi mi sono chiesto: ma se aiuti me allora fai perdere il mio avversario, che Dio della giustizia sei? Ero io che dovevo vincere, io soltanto».