Il solito rumore dietro le ante fece spaventare Riccardo che, adagio, si avvicinò alla finestra.
Molto lentamente l’aprì, ma sussultò nuovamente perché udì un fortissimo batter d’ali.
Si affacciò e di fronte a lui, alla luce della luna, l’ombra di un uccello fuggiva velocemente verso l’ingresso del bosco, alla sinistra del casolare.
Sorrise e si dispiacque contemporaneamente.
Intanto il volatile arrivò alla grande quercia e si appollaiò su uno dei rami più alti. Era felice, ma ansimante dalla paura e i suoi occhi erano ancor più sgranati di quanto l avesse già.
“Me la sono vista veramente brutta! Quell’essere voleva catturarmi ancora! E’ così bella quella casa, peccato che ci siano quegli intrusi!” disse l’allocco.
Stava blaterando ad alta voce quando, da due rami più in giù, una voce arrivò alle orecchie del rapace notturno, dicendo:- Devi per forza urlare così, anche se sei da solo a parlare? Sto cercando di riposare!.
“ Chi è? Chi sei?” Rispose lui.
“ Sono Betta, la civetta del piano di sotto! E ti ripeto che vorrei riposare perché sono già a stomaco pieno,” lei aggiunse.
“ Ma è appena giunta la notte e tu stai digerendo già? Che civetta sei? Piuttosto un piccione!” rispose.
La raggiunse, le si avvicinò e rimase folgorato dagli ambrati occhi di quella voce scocciata.
“ Perché mi guardi come un gufo impagliato? Ho gli occhi stanchi; stavo cercando di riposare, fino a quando un disperato allocco mi ha sinceramente disturbata,” disse la civetta.
Lui era lì ad osservarla e a pendere dal suo becco, sognando di invitarla in un volo notturno insieme.
“ Ma….non ci sei mai andata a quel casolare?” Invece aggiunse.
Betta, un po’ dispiaciuta per averlo trattato male, rispose:- Certo, ci vado tutti i pomeriggi, mi rimpinzo di deliziosi insetti e succulenti lucertole.
Baiocco, così si chiamava l’allocco, si perse nei suoi sogni, immaginando la bella civetta durante la caccia.
“ Ti ho risposto, sai!” aggiunse ancora lei.
Il sognatore, con voce tremante, disse:- Io invece, a volte riesco anche a dormirci durante il giorno, se non vengo scovato da Riccardo.
Betta notò l’ingenuità del suo compagno di ramo, ma la presunzione le faceva da padrona. “Riccardo? Hai imparato anche i nomi di quelli là? Ma che ti prende?”Gli chiese.
Baiocco un po’ sorpreso rispose:- Adoro alla follia quel posto; ci vado tutte le notti per cacciare e mi piace riposare tra le ante socchiuse di qualche finestra. Poi, sono piacevolmente abituato alla presenza di quell’ometto, come lui alla mia, che mi fa sempre da sveglia. Puntualmente mi spavento ogni volta. Il mio primo incontro con lui è stato alquanto particolare.
“ Direi singolare!come te!,”ribatté lei.
Continuò lui:- Una sera non riuscivo a trovare nulla da mangiare nel sottobosco. Come se tutte le prede si stessero nascondendo, chissà da cosa!. Betta notava lo sguardo trasognato dell’allocco, come se stesse rivivendo tutto da capo e il dilungarsi nei discorsi la stava affascinando molto. “Quindi, per la prima volta mi spostai verso il confine e, in quel momento, notai la bella abitazione. Il cielo era grigio tendente al viola proprio sopra alla casa le nuvole erano aperte ed usciva un fascio di luce che lisciava e illuminava quelle mura bitorzolute. Pensai fosse davvero strano,dato che il sole aveva appena lasciato il cielo. Beh! carissima Betta, in un attimo quella fenditura si chiuse e iniziò una pioggia incessante, accompagnata da lampi e fortissimi tuoni.
Era meraviglioso viverli là. All’aperto, poi! Nel bosco si sente e si vede tutto diversamente. Quell’acqua, che veniva giù, luccicava, abbagliandomi, per via dei fulmini. Estasiato, cercai riparo al casolare tra le prime due ante che trovai semiaperte. Lì, vi rimasi fino a che smise di piovere, anzi, anche di più, perché volevo asciugarmi per bene. La finestra si aprì velocemente, ma non presi subito il volo. Mi trovai faccia a faccia con lui e, appena allungò le mani per toccarmi, scappai. Sentii la sua voce:- torna qua, scusa se ti ho spaventato! Mi fermai sul primo albero che incontrai e iniziai ad osservarlo. Era piccolo rispetto agli altri che ogni tanto incontravo nei boschi. Poi, notai che l’unica finestra illuminata era quella dalla quale si era affacciato il piccolo. Era solo in quella casa, capii, spesso e per molto tempo, successivamente imparai. I suoi genitori lo lasciavano presto e andavano via, non so dove, ritornando la sera, molto tardi. Il suo nome? L’ho sentito chiamare una notte da una….forse sua madre che, tornata a casa, lo cercò gridando, mentre lui era al davanzale della sua finestra”.
Lei lo osservava stupita “Sarò un uccel di bosco, ma credo anch’io che quella donna fosse la mamma del tuo Riccardo,”aggiunse con spirito, “Posso togliermi alcuni dubbi…coso!?”.
“Baiocco!” la corresse subito.
Neanche aspettò l’esito della risposta e accontentandosi di aver capito il suo nome, aggiunse:- di solito siamo noi civette ad avvicinarci ai centri abitati; siamo attratte dalle luci; usciamo anche di giorno, anche se preferiamo cacciare al crepuscolo. Ma degli allocchi, mai sentito prima! So che amate il fitto bosco e al massimo raggiungete le radure solo quando avete voglia di sgranocchiare qualche piccolo serpentello. Tu sei diverso! Perché?-.
E lui, oramai rilassatosi alla dolce presenza:- Mi annoia l’idea di vivere sempre nello stesso posto, ripetere ogni notte gli stessi movimenti e poltrire sui medesimi momenti. Oggi mi attrae quel casolare e mi godo le emozioni che mi trasmette: la paura, la curiosità, la gioia, la rabbia, riesco a trovarle là. Vola con me!- chiuse la conversazione Baiocco.
Il sì della civetta fu l’immediato dischiudere le sue ali.
I due intrapresero il volo, l’uno accanto all’altra. Sorvolarono il bosco scorgendo le sue meraviglie notturne. Ma proprio sul confine, tra gli alberi e la piana, prima di giungere all’abitazione, sciami di lucciole parevano aprissero il passaggio al nuovo mondo.
“Ma…ma non ho mai notato questo! Eppure anch’io ci passo sempre di qui; forse in momenti diversi,” disse Betta, stupita.
“Forse con altri interessi!” aggiunse Baiocco.
“Allora mostrami i tuoi di interessi!”ribatté la bella civetta.
Sfiorarono in volo la piccionaia, oramai disabitata; le si appollaiarono proprio di fronte, su un traliccio. I fori, da dove un tempo uscivano le colombe, erano colmi di piante rampicanti dai bellissimi fiori aperti, pur essendo buio .
La invitò ad ammirare quello spettacolo e poi portò ancora la sua amica in volo, questa volta in alto, molto in alto. Da lassù, i tetti del casolare, con le loro tegole umide dalla foschia, parevano argentei, come onde in movimento.
Betta rimase senza fiato e disse a bassa voce, come se non volesse rovinare uno spettacolo in corso:- Sono questi, Baiocco, i tuoi interessi?
“Tutto ciò io me lo godo tutte le sere nella maniera più disinteressata possibile!” rispose l’allocco sorridendo.
Si fermarono sotto una grondaia, nella quale si sentiva il rumore delle poche gocce di rugiada che lentamente si accumulavano e comodamente scendevano.
“Ma anche nel nostro bosco ci sono realtà meravigliose!”disse la civetta. “Certo, le ho vissute tanto fino a renderle mie, dentro di me. Ora voglio vivere intensamente tutto questo, invece: il brillio delle lucciole che suscita curiosità nel vederle accendersi e spegnersi; quelle cascate di fiori notturni dai fori della piccionaia che rendono allegro anche un posto abbandonato; l’argento delle tegole che fa da specchio al cielo stellato; il timore e il calore delle finestre e trovare armonioso il ticchettio delle gocce nella grondaia. Per me, questa, è la splendida semplicità della vita che spesso chi vive con me nel bosco non riesce a notare, perché sommerso dai propri interessi,” concluse Baiocco.
Sopraggiunse la luce del giorno, la notte era volata velocemente insieme a loro.
Impaziente, ma infine soddisfatto, aggiunse:- Ecco Betta! Riccardo mi ha socchiuso le ante della piccola finestra della mansarda. Mi sta aspettando. Vado!.
La civetta lo osservò da lontano con gli occhi umidi, ma colmi di felicità.
L’allocco planando verso il suo nuovo rifugio, si voltò a metà percorso e urlò:- Ti aspetto domani! Vuoi volare con me ancora?.