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L’Amata di Schuiten, archetipo del lavoro, riflessione sul progresso

Creato il 31 ottobre 2012 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

Il disegnatore belga François Schuiten è uno dei grandi maestri europei del fumetto e da anni lega il proprio nome a quello di Benoît Peeters, L’Amata di Schuiten, archetipo del lavoro, riflessione sul progresso> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="230" width="174" alt="L’Amata di Schuiten, archetipo del lavoro, riflessione sul progresso >> LoSpazioBianco" class="alignleft size-full wp-image-58289" />assieme al quale ha creato e porta avanti dal 1982 l’universo narrativo Les Cités obscures, in gran parte inedito in Italia. [1]
Arrivato all’età di 56 anni, Schuiten si cimenta con la prima opera interamente di proprio pugno, L’Amata, pubblicata in Francia da e ora in Italia da Alessandro Editore. Alla realizzazione del volume si è affiancato un progetto di realtà aumentata creato in collaborazione con Dassault Systèmes: tramite una webcam è possibile animare l’immagine in seconda di copertina e interagire con essa.

L’Amata è la storia di Léon Van Bel, esperto macchinista che, dopo un’intera esistenza trascorsa a condurre la 12.004, vive in una condizione di simbiosi con la locomotiva e di cieca dedizione al proprio lavoro. Le trasformazioni tecnologiche e l’introduzione della teleferica, che progressivamente soppianta i treni a vapore, provocano una crisi interiore in Van Bel, che, ormai privo di punti di riferimento, sviluppa un’ossessione di recupero e possesso della locomotiva,

L’Amata di Schuiten, archetipo del lavoro, riflessione sul progresso> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="502" width="250" alt="L’Amata di Schuiten, archetipo del lavoro, riflessione sul progresso >> LoSpazioBianco" class="alignright size-full wp-image-58292" />fino a impegnarsi in un lungo viaggio per ritrovare la sua Amata ormai dismessa.
Nella crisi del protagonista, Schuiten inscrive le tematiche portanti dell’opera, ovvero lavoro e progresso, analizzati in senso assoluto e nella reciproca interazione.

L’aspetto grafico non riserva sorprese a chi già conosce l’autore: Schuiten è uno dei più validi interpreti del bianco e nero e anche qui conferma i suoi tratti stilistici abituali e di elevato profilo (tratteggio elaborato, chiaroscuri raffinati, giochi di luce).
Per quanto riguarda la narrazione, chi si aspetta di vedere la vera anima della scrittura di Schuiten probabilmente rimarrà deluso. L’Amata presenta un debito considerevole e ingombrante nei confronti delle storie del ciclo Les Cités obscures. La costruzione dei personaggi, alienati e tormentati ai limiti dell’incomprensione reciproca, il loro rapporto con gli oggetti che usano e con i luoghi che vivono, il generale senso di ineluttabilità, tutto ricorda la scrittura di Peeters, che viene citato nei ringraziamenti per l’“accorata rilettura”. Lo stesso Schuiten, d’altra parte, ha ammesso che la storia presenta dei punti di contatto rispetto al continuum del ciclo creato assieme al collega. Con le dovute cautele, l’esperienza ricorda l’ascolto dell’album solista di un componente di una band famosa: si notano delle peculiarità, ma il sound è quello del gruppo d’origine.
La sceneggiatura in generale è coerente e costante nel ritmo; sono però poco giustificate alcune vignette che nella prima parte dell’opera creano un effetto di alternanza flashback/flashforward di scarso sostegno alla narrazione e che risultano poco comprensibili alla prima lettura.

Eppure, eccettuate queste ingenuità, l’opera ha il pregio della profondità e dell’invito alla riflessione, qualità che scaturiscono dall’approccio di Schuiten ai temi centrali e che rendono L’Amata un fumetto prepotentemente aggrappato alla nostra contemporaneità.

L’Amata di Schuiten, archetipo del lavoro, riflessione sul progresso> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="295" width="270" alt="L’Amata di Schuiten, archetipo del lavoro, riflessione sul progresso >> LoSpazioBianco" class="alignleft size-full wp-image-58287" />Van Bel nel suo stacanovismo annulla gli affetti e allontana involontariamente le persone, è un uomo profondamente identificato col proprio mestiere, incapace di immaginarsi al di fuori di esso e condannato all’impotenza quando il mondo decide di fare a meno dei treni.
Il ferroviere Van Bel è un lavoratore anziano che si scopre vecchio a causa di un progresso solo apparentemente indirizzato al benessere dell’individuo. È l’ambiguo rigattiere Edgard a strappare il velo di questa illusione positivista: molte linee della teleferica sono state smantellate, solo le più redditizie vengono mantenute attive, le zone più isolate sono rimaste tali; “ci hanno sistemati per bene”.

Van Bel è uno sconfitto storico, la sua disfatta è la stessa dei maniscalchi di fronte alle automobili, il suo smarrimento è lo stesso dei ritrattisti alla nascita della fotografia, la sua diffidenza è la stessa di chi continuava a battere a macchina mentre si diffondevano i computer. E forse è la stessa di Schuiten, artista con una poetica artigianale e quasi filosofica del disegno in un mondo sempre più orientato all’immagine digitale.

In un’epoca che ha eletto gli schermi a grandi finestre sul mondo, l’esordiente veterano Schuiten ci ricorda che il finestrino di una locomotiva a vapore può essere un punto di osservazione forse più scomodo, ma senza dubbio più suggestivo.

Abbiamo parlato di:
L’Amata
François Schuiten
Alessandro Editore, 2012
88 pagine, cartonato, bianco e nero – 19,99 €
ISBN: 9788882853242

L’Amata di Schuiten, archetipo del lavoro, riflessione sul progresso> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="203" width="574" alt="L’Amata di Schuiten, archetipo del lavoro, riflessione sul progresso >> LoSpazioBianco" class="size-full wp-image-58290 alignnone" />

Note:

  1. Il ciclo Les Cités obscures in Italia non è mai stato oggetto di una pubblicazione integrale. In volume è possibile trovare Le mura di Samaris (Nuova Frontiera, ristampato da Rizzoli Lizard), Brüsel (Alessandro Editore), La bambina inclinata (Comic Art, ristampato da Rizzoli Lizard come La bambina che pende), La teoria del granello di sabbia (Alessandro Editore). Negli anni altre storie del ciclo sono state pubblicate a puntate solo su rivista: La febbre d’Urbicanda (Totem), La torre (L’Eternauta presenta), Lo strano caso del dottor Abraham (Comic Art). [↩]

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