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L’ambientazione nel Fantastico – puntata n. 1

Creato il 17 ottobre 2014 da Rivista Fralerighe @RivFralerighe

La differenza tra un singolo romanzo e una serie è semplicemente quello che c’è oltre la parola “fine”. Nello specifico l’ambientazione su cui posa l’intera storia che abbiamo letto nel giro di pochi giorni, ma come si riconosce? Il menestrello vostro vi guiderà nel mondo delle ambientazioni, in questo articolo e nello prossime puntate tratterà alcune delle ambientazioni più famose della fantascienza, mettetevi comodi e non date da mangiare agli orchi.

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COS’È UN’AMBIENTAZIONE E COME RICONOSCERLA?

Chiudendo il libro dopo una lettura appassionante è capitato a tutti di pensare al seguito della storia, a cosa decidessero di fare i protagonisti nel resto delle loro vite, cosa sarebbe successo oltre l’ultima pagina. Per rispondere a tale esigenza molti scrittori continuano a narrare le vicende sfruttando i sequel o addirittura agganciano le storie tra loro, fornendo un background comune. Una strizzatina d’occhio a quel particolare che il lettore può ritrovare nelle pagine del nuovo romanzo, ma che di fatto rende la storia parte di un ciclo o una saga.
Un’ambientazione però non è la mera costruzione artificiale necessaria a far scorrere la trama di un romanzo, la sua natura spazia dalla regola fondamentale all’inezia più trascurabile, non per sovraccaricare il lettore di nozioni e conoscenze che potrebbero garantirgli una fruibilità maggiore, ma per aiutare l’autore a scrivere la storia che state leggendo.
Le ambientazioni però non si limitano alle storie lette o viste, esse sono radicate nell’uso quotidiano di ognuno e molto spesso sono il motore per i giochi di ruolo, aspetto che ne fa delle regine persino dal punto di vista sociale. Usare un’ambientazione è dunque un modo per leggere una storia, che non è espressamente la storia che si vuole raccontare sul romanzo, ma una sua parente che deve funzionare altrettanto bene, onde evitare incongruenze e figuracce.
Per fare un rapido esempio il menestrello prenderà in esame gli orchi del Signore degli Anelli, sia perché hanno prestato il loro aiuto in altre sedi, sia perché tra romanzi e cinema tutti ne hanno un’immagine ben definita.

Biondo Carr+á
L’orda di orchi veste più o meno nella stessa maniera, non ci importa se qualcuno di loro preferisce un’arma piuttosto che un’altra, sono cattivi e vogliono spaccare tutto e nella storia lo si capisce perché… beh sono cattivi e spaccano tutto! Il giorno prima della grande battaglia però succede qualcosa d’inaspettato: un orco decide di indossare una parrucca biondo Carrà durante tutta la battaglia, causando sgomento tra nemici, commilitoni e persino nel lettore.
Il buon Tolkien però aveva un’ambientazione sotto mano in cui c’erano le usanze degli orchi, come tinture di guerra, armi utilizzate e persino regole d’ingaggio e taglio dei capelli. Quindi rasserenatevi, non ci sono orchi con le parrucche biondo Carrà, almeno nei libri di Tolkien!
Ironia a parte, l’ambientazione di un romanzo serve proprio a evitare le inesattezze e per instradare il vostro romanzo preferito nel diventare proprio quello che avete letto.
Senza una vera ambientazione si rischia di passare intere settimane nel tentativo di capire perché i temibili orchi indossino parrucche bionde o perché i cavalli degli antichi romani fossero forniti di staffe*, ma anche per concentrare in un’unica creazione tutte le informazioni necessarie e fidelizzarle alfine di riprenderle in mano nel momento in cui ci sarà quel famoso “oltre”.

*Ne Il Gladiatore la battaglia iniziale vede risolutivo l’uso della cavalleria, peccato che i cavalieri non potevano essere impiegati per un combattimento nella foresta, essendo privi di staffe.

immagine ambientazione big
AMBIENTAZIONE PER LO SCRITTORE

Come scrittore non è così semplice partire dall’ambientazione, solitamente perché si tratta di un lavoro noioso e meno gratificante dello scrivere un romanzo; più spesso perché l’idea di una trama è fine a se stessa, ma non contestualizzata.
Nelle ambientazioni non servono informazioni superflue e si tende a tagliare la parte emotiva e di crescita lasciando solo un contesto o delle regole a cui attenersi. Le intenzioni vengono messe da parte, lasciando solo eventuali compiti e persino nel comparto sociale sopravvivono solo le informazioni necessarie a rendere l’ambientazione fruibile. Da qui l’apparente difficoltà iniziale.
Come si struttura una buona ambientazione è difficile da spiegare e rasenta molto spesso una forma mentis del tutto personale, specie perché è la diretta espressione di un’idea e come tale va analizzata e sviluppata, partendo dal foglio bianco fino al romanzo (o ciclo) finito.
Elaborare un’ambientazione dovrebbe essere il primo passo per dare spessore al nostro scritto e da questo primo approccio tracciare le linee guida per la costruzione di una sinossi che rispetti le regole imposte, senza però tralasciare la parte di approfondimento che crea l’idea di un contesto, perché nulla è più realistico di una storia il cui contesto è stato scritto anticipatamente.

Alla prossima puntata!

Davide Zampatori



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