Bentornati su Fralerighe! Il menestrello – che poi sono io – vi parlerà di nuovo di ambientazioni e delle loro meccaniche. A differenza della volta precedente, ad aiutarlo non ci saranno orchi con le parrucche bionde, ma un ciclo che si colloca esattamente a metà tra il fantasy e la fantascienza.
PERSONAGGI, QUESTI SCONOSCIUTI
Per molti, i personaggi di una storia sono i protagonisti e qualche volta i comprimari, ammesso che questi servano all’intreccio per svilupparsi. In realtà, ogni buona ambientazione ha in sé un set di categorie dove collocare i personaggi.
Questo perché? Perché se il menestrello accenna al vigile del fuoco, ognuno di noi ha pensato alla casacca catarifrangente e all’autopompa di colore rosso, no?
L’associazione tra il ruolo e le prerogative è automatica per svariati preconcetti insiti nella cultura e nella conoscenza di ognuno di noi. Proprio tale associazione automatica aiuta a colmare le lacune e fornisce gli strumenti necessari a riempire l’esperienza del lettore.
Catalogare i personaggi è un modo astuto per dare una targhetta alla marmaglia di persone, comparse e comprimari che vivono nei luoghi dell’ambientazione. Come tali devono essere considerati alla stregua di veri e propri capisaldi. Senza fronzoli.
Tale classificazione serve a creare dei punti di riferimento a cui assegnare un concetto, per richiamare nel lettore le sue caratteristiche principali, senza doverne descrivere alcuna. Almeno dopo che si è creata una relazione tra il nome e le sue prerogative.
Il discorso vale per un personaggio come per un’intera schiera di compiti: un militare è qualcuno che ha una divisa, serve la comunità e solitamente porta con sé delle armi. Il pompiere rientra nella stessa classificazione, ma non è il solo che vi è venuto in mente. La differenza è nell’accuratezza dei dettagli e nella perizia della costruzione, tanto è più generica e tanto più sarà grande l’insieme dei personaggi al suo interno.
In buona sostanza è facile riconoscere tale configurazione scorrendo le pagine di una serie, dove mano a mano che si va avanti le descrizioni diventano sempre più scevre di dettagli. Perché se un maghetto appartiene alla casa di Grifondoro, sappiamo tutti quali tratti caratteriali deve possedere!
Infine c’è un ultimo aspetto da considerare: le classi, ovvero le particolarità dei personaggi. A differenza delle altre categorie, tale distinzione si applica molto spesso ai protagonisti, sovrapponendosi ad altre caratteristiche e creando una cerchia ben più ristretta di elementi. La figura del personaggio assume così più spessore e non viene appesantita da descrizioni eccessive, basta sapere di cosa si sta parlando (per esempio un Cercatore nel Quidditch) per far capire al lettore tutto ciò che serve sapere.
DRAGONIERI E COLORI
Come la volta precedente, il menestrello chiederà aiuto a una saga molto famosa per portarvi nuovi esempi sulle ambientazioni: il Ciclo dei dragonieri di Pern, di Anne McCaffrey.
Pern è una colonia umana, i cui abitanti hanno deciso di disfarsi della tecnologia più avanzata e vivere in armonia con il pianeta. Purtroppo una minaccia dallo spazio forza la mano dei coloni, i quali sono costretti a costruire delle macchine biologiche per contrastarla.
McCaffrey crea dunque i Wheyr (le fortezze dei dragonieri) i draghi e svariate altre creature che con vari livelli di specializzazione possono o non possono interagire con il nucleo centrale dei romanzi (come il wher da guardia nei castelli).
Il vero motore del ciclo è proprio la distinzione e la funzionalità dei dragonieri in battaglia. Il drago bronzeo Mnementh è imponente e astuto come il suo dragoniere e nulla può il marrone Canth benché più grande della media dei marroni per strappare la scena ai draghi bronzei.
La McCaffrey non si prende neanche la briga di descriverli, accennando appena ad alcune caratteristiche salienti. Getta fin da subito le linee guida di quelle che saranno etichette ben definite, spiegandone ruoli e funzioni, caratteristiche e tanto altro.
L’intera storia si basa proprio sulla magnificenza dei draghi dei vari colori, le cui scaglie sono il tratto distintivo di una società (quella dei dragonieri) dove tale distinzione si propaga tra uomini perfettamente identici e signori delle fortezze descritti come conti e marchesi di una colonia medievale, le cui dispute si accentuano tra una minaccia e l’altra.
McCaffrey non presta molta importanza ai signori dei castelli, relegandoli a comprimari. Le loro caratteristiche rimangono poco più che accenni distanti, ma è indubbia la sua capacità di etichettarli e renderli diversi dai dragnoieri, tale è la distinzione che i personaggi cambiano persino modo di approcciarsi tra loro.
Accanto alle scaglie rilucenti dei cinque tipi di draghi, si levano però altre voci e sono le gilde, rappresentate in maniera massiccia dagli Arpisti e dai Fabbri, le cui caratteristiche denotano una costruzione maggiore man mano che la serie va avanti. L’esempio lampante è il maestro degli Arpisti, il quale subisce una graduale evoluzione grazie anche alla quantità di dettagli che la McCaffrey aggiunge alla sua persona, proprio in relazione al suo essere Arpista.
Il Ciclo dei dragonieri di Pern disegna una società basata sulle caste e su una rigida gerarchia drago/dragoniere che spesso fornisce spunto per intrappolare il lettore nel proseguire di romanzo in romanzo. A cavallo di draghi, ovviamente!
Per questa volta è tutto, alla prossima puntata con nuove ambientazioni e orchi imparruccati!
Davide Zampatori