L’American Atheist, aveva già di recente fatto parlare di sé, in seguito alla -a dir poco- singolare protesta che aveva alzato contro la targa commemorativa dedicata ai pompieri caduti nel tragico attentato dell’11 settembre 2001 (cfr. Ultimissima 15/7/10). È tuttavia già tornata all’attacco contro la World Trade Center cross, la croce d’acciaio ritrovata fra le macerie delle Torri Gemelle e che è in procinto d’esser trasferita al 9/11 Museum, prendendo vie legali perché ciò non accada. Azione che, oltre a provocare lo sdegno dei parenti dei caduti, dell’American Center for Law and Justice e di molte altre associazioni, ha causato uno spacco all’interno del mondo ateo stesso, sollevando dure critiche da parte degli esponenti più autorevoli, come Susan Jacoby.
Jacoby, scrittrice e giornalista per il “Washington Post”, nella sua rubrica “The Spirited Atheist: In search of a new Age of Reason”, commenta aspramente l’iniziativa del gruppo ateo newyorkese, definendola «frivola» e a scopo puramente pubblicitario, dichiarando inoltre di non sapere se Silverman (il presidente dell’associazione di atei) «si stia comportando in modo deliberatamente ottuso o creda sul serio a questa sciocchezza». Secondo Silverman infatti, in un museo finanziato parzialmente dallo stato (nella fattispecie il 9/11 Museum), i simboli religiosi devono essere tolti o tutti egualmente presenti. L’argomentazione quindi, è la solita trita e ritrita che a suo tempo venne usata anche in Europa –con scarsi risultati- nel caso Lautsi.
La giornalista ha poi continuato confutando punto per punto le asserzioni formulate dall’American Atheist, fermandosi particolarmente su quello che ritiene «la più indifendibile delle obiezioni» ovvero che «la vista di qualcuno che veneri un oggetto, sia offensivo per le nostre convinzioni». La non credente Jacoby, ha poi concluso citando un commento che descriveva entusiasticamente l’azione legale degli atei newyorkesi come «un attacco preventivo contro la Chiesa Cattolica Romana e gli idioti religiosi della destra» ricordando come «colpire preventivamente idee o immagini che una maggioranza o una minoranza non apprezza è esattamente quello che vieta il Primo Emendamento». Gli interventi della rubrica “The Spirited Atheist” interessati in questo articolo possono essere trovati qui e qui.
Nicola Z.